Scolpiti nel marmo by Teresa Signorini

Scolpiti nel marmo by Teresa Signorini

autore:Teresa Signorini
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2020-03-26T12:00:00+00:00


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Un grembo d’amore

L’aria in città era vivace, nei vicoli di Milano si percepiva distintamente il soffio del profondo rinnovamento culturale che la dinastia asburgica aveva portato con sé. La memoria collettiva della popolazione era stata segnata dalla tragica peste del secolo precedente, quella del 1630, ma l’orrore che ne era scaturito rappresentava ormai un lontano incubo da cui ci si era fortunatamente risvegliati. Era stato – quello del morbo – l’ennesimo momento di transizione e purificazione nella storia cittadina, quasi di catarsi, una cesura totale con il passato che era stata capace di demolire, per non dire falcidiare, un’epoca intera, lasciando il giusto spazio alle grandi novità del XVIII secolo. Quel che si affacciava era il Secolo dei Lumi e anche il Duomo sarebbe stato avvolto da profondi cambiamenti, animato da nuovi punti di vista, differenti visioni.

Nella seconda metà del Settecento, dopo oltre duecento anni di discussioni in merito alla realizzazione della Gran Guglia a coronamento del tiburio della Cattedrale, giunse finalmente un uomo capace – oltre ogni ottimistica previsione – di portarne a termine l’edificazione: il compimento del Tempio era a un passo, il suo slancio verticale pronto a trovare un gancio fisso al cielo. Senza spocchia, senza violenza verbale, ma con la sola forza delle proprie idee: aiutato dal lavoro, dall’impegno, con rispetto e rettitudine, costui sì avrebbe determinato il buon esito dei lavori, guidando le maestranze nella definitiva realizzazione del trono della Vergine Assunta.

Francesco Croce – nominato architetto del Duomo quattro anni prima, nel 1760 – quella notte non riusciva proprio a prendere sonno. Un solo pensiero albergava nella sua mente tormentata: riuscire a completare la costruzione della Guglia Maggiore del Duomo di Milano. Era stato incaricato infatti di raccogliere l’eredità del suo Maestro, Carlo Giuseppe Merlo, per anni perito capo dell’opera della Gran Guglia. Una sfida cui non si era sentito di rinunciare, nonostante le numerose incognite e il timore di non farcela: non vi è infatti nulla di più difficile che ricevere un’eredità e doverne adempiere i principi senza una guida.

Il Croce sentiva il peso e la somma difficoltà di quell’incarico, lo avvertiva addosso, quasi sotto pelle, e in certi momenti la paura di non essere all’altezza, di non farcela, sembrava prendere il sopravvento. Come avrebbe terminato quell’incarico? Sarebbe stato davvero in grado? E non si trattava esclusivamente di una questione architettonica, non era solo il calcolo dei pesi, non sarebbe stato semplicemente un problema strutturale: la posta in gioco era molto più alta, si trattava di conservare e dare concretezza allo spirito del Monumento e realizzare la sua Guglia Maggiore.

Nell’ultimo mese il Croce aveva molto riflettuto, ripetendosi di continuo che avrebbe fatto tesoro degli insegnamenti del suo compianto Maestro, delle sue riflessioni, le avrebbe rielaborate però alla luce della propria sensibilità. Si era soffermato per ore a osservare gli schizzi del Merlo, meditando e studiando i calcoli in modo da non lasciare nulla al caso, anche se non erano mancati momenti di profondo sconforto in cui avrebbe voluto sbarazzarsi di quell’incarico. Ma chi gliel’aveva fatto fare, si chiedeva almeno una volta al giorno.



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