Scontenti by Marcello Veneziani

Scontenti by Marcello Veneziani

autore:Marcello Veneziani [Veneziani, Marcello]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Marsilio
pubblicato: 2022-10-14T14:45:32+00:00


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Chi sono oggi i pensatori dello scontento radicale contro l’Occidente e il suo liberal-capitalismo? In primis due figure eccentriche: il filosofo sloveno, ateo e marxista lacaniano Slavoj Žižek; e il pensatore russo Aleksandr Dugin, spiritualista e sovranista. Il primo è una star globale, il secondo è considerato la bestia nera e l’ideologo del putinismo. Dugin è il crocevia geo-culturale per indicare tre cose: la guerra ideologica alla globalizzazione di marca americano-occidentale, il primato della Russia di Putin e della tradizione russa e ortodossa; la nascita di un asse sovranista euroasiatico. Dugin ha insegnato all’accademia militare di Mosca, e questo spiega molte cose. Si occupa di geopolitica, fondò il partito nazional-bolscevico da cui si separò. Per Dugin e per Žižek gli Stati Uniti sono il nemico principale. In entrambi, pur essendo pensatori illiberali, l’uno d’impronta neotradizionalista e l’altro comunista, prevale però la matrice individualista, che è figlia dell’Occidente più che dell’Est. D’altronde tutti i riferimenti significativi di Žižek sono occidentali (incluso Heidegger e la scuola di Francoforte); Dugin non è da meno, nonostante il suo spirito panrusso.

Nella sua visione multipolare del mondo, Dugin sottovaluta l’impatto dell’espansionismo cinese, del fanatismo islamico e dei flussi migratori. Il cristianesimo occidentale per Dugin è ormai inaridito, vuotato; una luce spenta. Nel suo scritto Teoria e fenomenologia del soggetto radicale, Dugin esprime il titanismo che lo conduce da Nietzsche a Evola, dalla volontà di potenza all’Individuo Assoluto. È qui il tratto più inquietante e ultramoderno che lo allontana anche dall’humus russo. Il soggetto radicale, «vincitore di Dio e del Nulla», resta nell’ambito del soggettivismo assoluto moderno e occidentale ed evoca i demoni della Distruzione. C’è il respiro di Faust e l’orma di Prometeo, che minano alle radici lo spiritualismo metafisico e l’idea stessa di tradizione; c’è la mitologia degli «iperborei sovrumani». È necessario, a suo dire, cercare l’Inizio dopo la catastrofe; ma il soggetto radicale di Dugin è ancora dentro «la follia dell’Occidente», avrebbe detto Emanuele Severino; dentro il Superuomo e la Volontà di Potenza, «nemico del sacro e dell’essere», per usare il suo stesso linguaggio. Una visione eroica e millenarista che divinizza «l’uomo differenziato», espressione evoliana usata da Dugin. Al di là delle riserve e delle contraddizioni, Dugin e Žižek sono due pensatori acuminati contro il dominio global e molti pregiudizi vigenti. Žižek processa l’Occidente, difende «le cause perse», i massimalismi e si presenta come «guida perversa alla politica globale». Ama presentarsi come «filosofo pericoloso», in questo imitando Nietzsche e il suo pensiero-dinamite o il suo filosofare col martello.

In Dugin è centrale il tema dell’Eurasia, ossia il blocco continentale tra Europa e Russia, oggi separate dal conflitto in Ucraina. Figlia di una tradizione antica, rinverdita dal politologo e geografo tedesco Karl Haushofer, la geopolitica eurasiatica s’impernia sull’asse russo-tedesco e sulle potenze di terra contro le potenze di mare, seguendo la linea di Carl Schmitt. Dugin presenta la sua visione come «quarta politica», oltre il liberalismo, il comunismo e il fascismo. Allo stato attuale si traduce nel tentativo di rilanciare la Russia nel ruolo di potenza imperiale e di Katéchon, il potere che frena la decadenza contagiosa dell’Occidente.



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