Se mi rilasso collasso by Bandabardò

Se mi rilasso collasso by Bandabardò

autore:Bandabardò [Bandabardò]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Baldini+Castoldi
pubblicato: 2023-02-28T19:04:22+00:00


POSTFAZIONE

Solo la Bandabardò ha scritto una canzone che tutti chiamano in un modo diverso tranne che con il titolo vero, quello che compare sui dischi e ora, ahimè, su Spotify o su YouTube. «Attenziò, concentraziò», «Se mi rilasso collasso», «Ritmo e vitalità», alcuni fra i più gettonati. Perché loro sono così, estemporanei, irrituali, freakkettoni (ma questo è un termine abusato), toscani nel bene e nel male (chi conosce sa cosa intendo e gli altri si arrangino), e allora capisci bene perché hanno dato un titolo a una canzone che ancora oggi non ho capito Beppeanna chi siano. Sì, ma non è importante, è che non sapevo come iniziare questo racconto senza cadere nella retorica dell’amicizia, che in questi casi si rischia molto. Perché fra musicisti, band e cantautori si abusa del termine, a volte si chiama amicizia qualcosa che è poco più di una semplice conoscenza. E allora volevo sviare, svicolare, per non cadere in questo tranello. Perché è davvero difficile spiegare in mezza pagina cosa è stata, cos’è, e cosa sarà la Bandabardò per me. Da quando ci incontrammo la prima volta, su un palco a Castiglioncello, nel lontano 1996, fu subito chiaro che avevamo un percorso nella musica da fare assieme. Tutte e due le band – noi Modena City Ramblers, loro la Banda – avevano guardato oltre il giardino di casa e avevano mescolato la musica francese, loro, e quella irlandese, noi, trasformandola in qualcos’altro, ma tenendo sempre al centro dell’attenzione la gente che stava sotto al palco durante il concerto, e con cui ci si mischiava alla fine ogni sera, in una festa. Fu chiaro subito che i fan della Banda erano anche fan nostri, e viceversa. E così è stato, da lì in poi. Magliette della Banda ai nostri concerti e nostre ai loro. Una vera Magia con la M maiuscola. Fu sempre così, e le volte che siamo sul palco assieme per un evento è come se ci fondessimo in qualcosa che non è soltanto la somma delle due band. Ma poi ci sono le persone, e quelle, dietro al palco o in una cena, sono la cosa più bella, la meno pubblica, anche se, per la Banda, il concetto di pubblico o privato è una sfumatura davvero sottile. E allora Erriquez, Finaz, il Nuto, Orla, Bachi, diventano Enrico, i due Alessandro, Andrea e Marco, usciamo dalle band e diventiamo amici, non più “colleghi”, che poi non essendo un mestiere, quello del musicista, non saprei che sostantivo usare. E ogni volta che ci siamo incontrati, anche a volte a distanza di tempo, perché può capitare che per un po’ le strade non si incrocino, è come se non fosse passato un giorno. Che è esattamente quello che succede fra veri amici, o fra persone alle quali si vuole davvero bene. Siccome sto per cedere alla tentazione della retorica, finisco questo mio breve racconto di quello che è per me la Banda – oltre che la colonna sonora di mille post-concerti, nei club o nelle feste di piazza.



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