(Sesso e Potere 2) Dovere di cronaca by Miss Black

(Sesso e Potere 2) Dovere di cronaca by Miss Black

autore:Miss Black [Miss Black]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Romance Erotico
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


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L’ex-cancelliere Doyle abitava in una grande casa a sud di Garamantia. Era un edificio di austera pietra grigia, ingentilito da un giardino vasto, verde e ben curato.

Jackie fermò la macchina davanti al cancello, scese e si fece riconoscere al videocitofono. Il cancello le fu aperto e lei proseguì fin quasi alla casa. A quel punto fu fermata da due uomini in giacca blu, che le indicarono dove parcheggiare.

Nell’atrio, i due uomini le aprirono anche la valigetta, ma la perquisizione fu molto sommaria e non comprese alcun tipo di perquisizione corporea. Nel frattempo era comparso Stuart Jarvis, in un inedito maglioncino girocollo.

Rispetto all’ultima volta in cui l’aveva visto sembrava più giovane di cinque anni.

«Vice-direttore Dunn, sono lieto di rincontrarla» le disse, stringendole calorosamente la mano.

«Anch’io» disse lei, guardandosi attorno.

Ma non c’era niente da vedere. Niente che non fosse ampiamente prevedibile. Un grande salone elegante, con divani di pelle naturale, una libreria, qualche pianta in vaso… Tappeti costosi, pavimenti di lucido parquet, quadri di pregio…

«Prego. Il signor Doyle la attende nel suo studio».

Jackie lo seguì. Non si aspettava di vedere tracce della sua famiglia e infatti non ne vide. La riservatezza di Doyle era leggendaria.

Jarvis bussò a una lucida porta di noce e poco dopo la porta si aprì.

Doyle sorrise e le strinse la mano. «Benvenuta. Sono felice di vederla».

Aveva un’aria rilassata, pensò Jackie. Non era neanche più del terribile colore grigiastro a cui era abituata. La sua pelle chiara era leggermente dorata, lo sguardo quasi sorridente.

Nemmeno lui indossava un completo, ma un semplice dolcevita azzurro e dei pantaloni chinos. E non era ingrassato nemmeno di un etto, Jackie ci avrebbe scommesso.

«Cancelliere, mi perdoni se glielo dico, ma ha un aspetto favoloso» commentò, mentre lui le indicava un divano.

«Be’, se avesse detto che ho un aspetto di merda perdonarla sarebbe stato più difficile» replicò Doyle. Si sedette su una poltrona – o meglio, ci si lasciò cadere sopra – e accavallò le gambe. Era diverso anche in quello. Jackie ricordava un uomo controllatissimo, dal linguaggio corporeo quasi azzerato. Il Doyle che aveva davanti sembrava a suo agio nell’essere informale.

Jackie si accomodò a sua volta e accavallò le gambe, ma non troppo. Jarvis si sedette silenziosamente accanto a Doyle.

«Però non ha perso le cattive abitudini. Non ha mandato neppure un abstract del suo libro, neppure il sommario».

Doyle le rivolse un sorriso sottile. «Lo prenda come un complimento alle sue capacità professionali».

«Non sono sicura di essere qua per le mie capacità professionali» disse lei, in tono tranquillo. Non voleva giocare a rimpiattino con Doyle per tutta l’intervista. Non voleva doversi preoccupare di difendersi mentre gli faceva le domande. Voleva concentrarsi solo sull’intervista.

«Questa osservazione è la dimostrazione dell’opposto. Dunn, siamo onesti… l’ho già visto succedere. Non con il cancelliere, magari – anche perché il cancelliere ero io – ma con qualche ministro o con qualche deputato. Capita tutto il tempo. Non è interessante. No, ho chiesto di lei perché ho visto una sua intervista a Turner e mi è piaciuto guardarla giocare come il gatto con il topo.



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