Sheffer Edith - 2018 - I bambini di Asperger: La scoperta dell'autismo nella Vienna nazista by Sheffer Edith

Sheffer Edith - 2018 - I bambini di Asperger: La scoperta dell'autismo nella Vienna nazista by Sheffer Edith

autore:Sheffer Edith [Sheffer Edith]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: History, Military, World War II, Psychology, Psychopathology, Autism Spectrum Disorders
ISBN: 9788831743778
Google: TGhuDwAAQBAJ
editore: Marsilio Editori spa
pubblicato: 2018-09-25T22:00:00+00:00


La vita quotidiana della morte

L’adolescente Friedrich Zawrel assisteva giorno dopo giorno agli omicidi che avvenivano sotto i suoi occhi. Dalla finestra di vetro traslucido graffiato nel padiglione 17 dello Spiegelgrund poteva vedere il numero 15, il padiglione della morte. «Dalla mia finestra vedevo spesso i cadaveri dei bambini che venivano portati via», ricorda. La prima volta «ne parlai con l’infermiera, e lei mi minacciò con il carretto [dei cadaveri] se non mi comportavo bene»1. Zawrel seguiva il percorso della morte anche dentro il dormitorio, mentre passava accanto ai letti andando a svuotare il vaso da notte: «Sapevo esattamente quando qualcuno dal padiglione 17 era destinato alla morte […] erano tantissimi. Nel letto all’angolo c’era un bambino piccolo, non sapevo se fosse un maschio o una femmina, ma aveva i capelli biondi; due giorni dopo nello stesso letto ce n’era un altro con i capelli neri. E non c’erano letti in più, erano tutti vuoti. Li portavano al padiglione 15 sempre alle due del pomeriggio»2.

Il personale registrava i decessi nel «Libro dei Morti», un anonimo quaderno marezzato bianco e nero con la data di ammissione, la data di nascita e la data di morte di ogni vittima. Lo Spiegelgrund era per grandezza il secondo centro per le uccisioni del Reich; aveva il tasso di mortalità più alto e lì si formava il personale degli altri «reparti infantili speciali». Impiegava novanta persone contemporaneamente, compresi quattro o cinque medici guidati prima da Erwin Jekelius e poi da Ernst Illing3.

L’obiettivo del programma di eutanasia infantile era quello di eliminare bambini e ragazzi con presunte disabilità biologiche, ma allo Spiegelgrund ci si preoccupava anche dei problemi di inserimento sociale. I medici valutavano i pazienti in base alla loro possibilità di far parte del Volk, e la disabilità fisica era solo uno dei criteri che potevano essere puniti con la morte. Un altro era essere «alieno alla comunità» (Gemeinschaftsfremd)4. In base al loro comportamento e alla situazione familiare, i medici prevedevano la futura capacità dei bambini di lavorare e di assimilarsi alla comunità nazionale. La situazione era analoga anche in altre strutture del Reich preposte all’eliminazione, dove semplici trasgressioni alle regole, come bagnare il letto o dare una risposta sbagliata a un test, e l’aver commesso atti di delinquenza potevano portare alla morte. Allo Spiegelgrund, almeno il settanta per cento dei minori uccisi non avevano invalidità fisiche degne di nota. Il personale formulava giudizi soggettivi su presunte «ridotte abilità cognitive» o anche nessuna diagnosi. Quasi tutti i bambini morti allo Spiegelgrund – tre su cinque – avevano ricevuto vaghe diagnosi di «imbecillità» e «idiozia». Al dieci per cento non era stato diagnosticato niente di specifico5.

Rendere i bambini membri della società era un obiettivo dichiarato dell’istituto. Hans Krenek, il «direttore pedagogico e psicologico», si vantava dei suoi metodi: spiegò che allo Spiegelgrund i bambini «particolarmente difficili» ma «non ancora senza speranza» erano divisi in tre gruppi, dove imparavano a «integrarsi nella comunità sociale». Lo staff raggiungeva questo obiettivo attraverso «l’educazione, una rigida disciplina, una terapia occupazionale continua e un’attenzione speciale verso il sentimento della comunità [Gemeinschaftssinn]»6.



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