Shuriken by Bruno Abietti

autore:Bruno Abietti [Abietti, Bruno]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Edizioni Mediterranee
pubblicato: 2025-01-18T00:00:00+00:00

Il pupazzo Daruma

In Giappone vi è un particolare giorno dell’anno in cui si festeggiano i bambini.

In molti casi, oggi, in quest’occasione, i bimbi nipponici ricevono in dono computer o motocicli… ma, nelle famiglie più tradizionali, per i bambini più piccoli, ancora si ricorre a quello che, da sempre, è stato il regalo caratteristico di questa festa: il pupazzo Daruma.

“Daruma” non è altro che il modo in cui i giapponesi hanno tradotto il nome del monaco indiano Bodhidarma, il rifondatore del monastero di Shao-Lin e primo patriarca del Chan (la “disciplina” che sarà poi conosciuta come Zen).

Daruma è anche, quindi, una delle figure più importanti della storia delle arti marziali: lo Shao-Lin Chuan, il pugno della giovane foresta, resta un pilastro portante per tutte le arti che sono venute dopo.

Questo legame tra Daruma e le arti marziali è rappresentato anche nel “pupazzo” che è, in realtà, una sorta di ovoide, dipinto a colori vivaci e dotato di una folta barba nera, con il fondo appesantito in modo che, se lo si appoggia a terra e poi lo si spinge, esso cede sotto la forza dell’urto, ma subito si rialza, riassumendo la postura di partenza.

C’è, in ciò, un riferimento sicuro alla “cedevolezza” che vince sulla forza bruta… ma anche una sottolineatura dell’importanza dell’equilibrio! E, non a caso, l’equilibrio del “pupazzo Daruma” nasce da quel peso che ha nel suo “ventre”!

Per lanciare un qualsiasi oggetto dovrete essere, prima di tutto, voi stessi in equilibrio… e non sarete mai in un vero equilibrio se non saprete “tenere il punto” nel “Tanden”, in quella specifica zona dell’Hara che è il baricentro (oltre che il “calderone energetico”) dell’essere umano.

Curate, dunque, con meticolosa e scrupolosa attenzione, che il vostro tronco sia eretto e che collo e capo si trovino in linea con esso, in modo che un ipotetico “filo a piombo” calato dalla punta del vostro naso venga a cadere all’interno del vostro ventre, un paio di dita sotto l’ombelico.

Naturalmente anche per la conquista di un buon equilibrio esistono molte possibilità di esercizi specifici che, però, sono facilmente intuibili da chiunque.

Altrettanto naturalmente, una volta che ci si sia impossessati di tutte le tecniche utili per garantire al nostro corpo la condizione più stabile, ovvero (per ciò che riguarda il tema di questo libro) la postura più idonea per cimentarsi nel lancio di Shuriken, occorrerà imparare a farne a meno, misurandosi (come vedremo) con tiri che partono da collocazioni disagiate, scomode, precarie del lanciatore.

Sarebbe, però, prematuro parlarne ora, in quanto, come mi diceva spesso il Maestro: “Per rinunciare a qualcosa bisogna prima possederla. E, in ogni caso, non cercare mai di correre prima di aver imparato a camminare!”.

Conquistata, dunque, la corretta “tensione rilassata”, in una buona posizione d’equilibrio e con il corpo proiettato univocamente verso il bersaglio, si potrà cercare di procedere con il vero e proprio gesto del lancio, la cui dinamica dipenderà in parte dalla forma dell’oggetto che intendiamo scagliare.

Vi è, però, ancora una norma generale che va osservata, anche se il ribadire questa “regola” può sembrare un’ovvietà per la maggioranza di coloro che praticano arti marziali.

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