Simenon Georges - 1941 - Pioggia nera by Simenon Georges

autore:Simenon Georges [Simenon Georges]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788845917349
editore: Adelphi
pubblicato: 2002-01-01T23:00:00+00:00

"Come vedi, Jérôme, ti sbagli!" direbbe mia madre trionfante. "I bambini fanno presto a mettersi delle idee sbagliate in testa!".

Ma io non mi sbaglio. Le cose sono andate così. Non saprei spiegare perché mi sono svegliato prima del solito, ma non è poi una cosa tanto strana. Forse non stavo bene?

Oppure... Ma sì, diamine! È la cosa più probabile. Dovevano essere iniziate le cosiddette grandi pulizie. In quei casi veniva una domestica per l'intera giornata e cominciava a lavorare di buonora, prima ancora che mio padre uscisse, in modo da finire il negozio in tempo per l'apertura. Mia madre l'aiutava, con i capelli raccolti in un fazzoletto nero a pallini bianchi. Poi, quando la donna iniziava a pulire la cucina, correva a prepararsi per riprendere il suo posto dietro al bancone.

Dev'essere andata così. Nel giorno delle grandi pulizie facevo colazione di sopra, perché in cucina la domestica impilava le sedie sul tavolo e spingeva tutti i mobili in un angolo per lavare il pavimento. Questo spiegherebbe come mai io e mia zia eravamo nella stanza, vicino alla finestra a mezzaluna, alle sette e mezzo del mattino, mentre fuori era quasi buio e le lampade erano ancora accese.

Ricordo bene che era un sabato, sabato, giorno di mercato grande, in cui tutt'e quattro le strade che sbucavano sulla piazza venivano invase dai contadini dei dintorni, che si piantavano davanti ai loro cesti e alle loro gabbie di polli o conigli.

Le carrette e i cavalli sostavano dietro al mercato coperto, da dove veniva un rumore di zoccoli misto a nitriti.

Aveva smesso di piovere, e questa è la cosa che mi è rimasta più impressa. Le strade erano ancora bagnate, nere, e così pure il grande tetto di ardesia del mercato. Ma il paesaggio era come trasfigurato da una nebbia inattesa, che lasciava filtrare a stento l'alone giallo dei lampioni a gas.

Faceva più freddo. Tutti avevano il naso rosso e si asciugavano continuamente le narici umide. La porta della farmacia era aperta, e una vecchia spingeva l'acqua sporca verso la strada con uno straccio. La rivedo, di spalle, col sedere in aria, la testa quasi all'altezza dei due gradini, e accanto a lei un secchio grigiastro.

Gli uomini trasportavano casse, cesti, scaricavano camion. Era l'ora dei lavori pesanti, quando il mercato appartiene ancora a quelli del mestiere e, nelle case, le massaie preparano il caffè per la colazione e fanno la lista della spesa.

"C'è caldo a sufficienza?.

Mia madre, salita di volata, ispezionò la stanza e si assicurò che la fiamma dello scaldino non facesse fumo, sapendo che per niente al mondo mia zia se ne sarebbe occupata.

"Le serve nulla?... Con questa nebbia, bisognerà rifare i vetri...".

Perché bisognava rifare i vetri? Un piccolo mistero che mi impensierì.

"Non si faccia scrupolo di chiamarmi se ha bisogno di qualcosa, d'accordo, zia?... E tu fa' il bravo, mi raccomando... D'altronde, dopo le vacanze di Natale tornerai a scuola... Adesso non ne vale la pena...".

Di mattina al caffè Costard c'erano clienti diversi da quelli del pomeriggio: erano ortolani, camionisti, contadine.

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