Simenon Georges - 1954 - L'orologiaio di Everton by Simenon Georges

autore:Simenon Georges [Simenon Georges]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: EPUB9788845970474-114004
Amazon: B006Y7OCIO
editore: Adelphi
pubblicato: 2012-01-15T23:00:00+00:00

6

La notte che seguì fu un po’ come quelle che si passano in treno, ora sonnecchiando, ora dormendo sonni agitati e pesanti, restando tuttavia consapevoli del rumore ritmico delle ruote, delle stazioni in cui ci si ferma tra sbuffi di vapore, dell’uomo con la lanterna che batte il martello sugli assali mentre voci ignote s’interpellano da un marciapiede all’altro.

Quando, ad esempio, Musak gli toccò la spalla, Dave sapeva di essere nella sua poltrona e non nel letto, e che l’amico lo svegliava per il notiziario di mezzanotte. Si domandò se anche Musak si fosse assopito ma non osò chiederglielo, si fregò gli occhi e vide che il livello del whisky nella bottiglia era calato. Le valvole della radio si andavano già scaldando, dal silenzio uscivano voci sempre più vibranti, sicché dovettero abbassare il volume.

Erano le ultime battute di un radiodramma: un uomo e una donna decidevano di rimettere insieme alla meno peggio i cocci del loro matrimonio. Dave non fece caso alla pubblicità.

«Gentili ascoltatori, come abbiamo annunciato un quarto d’ora fa con un notiziario speciale...».

Né lui né Musak avevano pensato che avrebbe potuto esserci un comunicato straordinario e si erano limitati ad ascoltare i soliti giornali radio.

«... la caccia al giovane assassino Ben Galloway, che durava da quasi ventiquattr’ore, si è finalmente conclusa questa sera poco prima delle undici in una fattoria dell’Indiana, dove la coppia in fuga ha cercato rifugio minacciando il proprietario con una pistola. È seguito uno scontro a fuoco con la polizia e un agente è stato raggiunto al fianco da un proiettile. Ben Galloway e la sua compagna, la quindicenne Lillian Hawkins, entrambi illesi, sono stati tradotti a Indianapolis. Troverete maggiori informazioni domattina sul vostro quotidiano».

Forse Musak restò un po’ sorpreso dalla reazione dell’amico... Perché Galloway se ne uscì con un sospiro che assomigliava molto a un sospiro di sollievo, i suoi nervi si rilassarono di colpo e lui si alzò, si strofinò gli occhi guardandosi intorno con aria disgustata, quasi nauseato dall’atmosfera in cui si era impantanato sin dal mattino.

Era finita. Non era più costretto ad aspettare, a restarsene lì come in sospeso. Il suo primo pensiero fu che, prima di andarsene, doveva farsi un bagno e radersi, perché aveva il sospetto di puzzare di sudore.

«Scendo in negozio per telefonare all’aeroporto» annunciò.

Gli sembrava logico. Avrebbe visto Ben, gli avrebbe parlato. E Ben si sarebbe spiegato, gli avrebbe detto tutta la verità perché, per quel che ne sapeva, suo figlio non gli aveva mai mentito.

Gli diede fastidio che Musak scendesse con lui. Non aveva più bisogno di nessuno. Era tutto semplice, adesso: avrebbe preso il primo aereo per Indianapolis e avrebbe visto Ben.

Giù in negozio, Musak sollevò il ricevitore per primo dicendo:

«È meglio che sia io a telefonare».

Non ne intuì la ragione. Poi, guardando i ganci vuoti, pensò che, se si fosse assentato per diversi giorni, alcuni clienti sarebbero di certo venuti a ritirare il loro orologio. Non poteva farci niente. Dovevano capire.

«Che ora ha detto, signorina?... Le sei e diciassette?... Mi prenoti un posto a nome Musak, per favore.

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