Simenon Georges - Maigret 41 - 1953 - Maigret e l'uomo della panchina by Simenon Georges

autore:Simenon Georges [Simenon Georges]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Mystery & Detective, General, Giallo
ISBN: 9788845919046
Google: jPbIPAAACAAJ
editore: Adelphi
pubblicato: 2004-12-14T23:00:00+00:00

6. I mendicanti

«Cosa sta facendo?»

«Niente. Sta seduta ben diritta, con la testa alta, e guarda fisso davanti a sé.»

Nella sala d'aspetto non aveva scelto una poltrona, ma una sedia.

Maigret faceva apposta a lasciarla cuocere a fuoco lento, come diceva lui. Quando Santoni, verso le 9 e 20, era venuto a dirgli che Monique era lì, lui aveva borbottato:

«Lasciamola un po' in gabbia.»

Chiamava così la sala d'aspetto a vetri, dalle poltrone di velluto verde, dove molti altri, prima di Monique Thouret, avevan perso ogni baldanza.

«Com'era?»

«Era in lutto.»

«Non intendevo questo.»

«Sembrava quasi che si aspettasse di trovarmi lì. Io mi tenevo a due o tre metri dall'ingresso dell'edificio, in rue de Rivoli. Quando è arrivata, mi sono fatto avanti: "Scusi, signorina... ". Mi ha guardato strizzando gli occhi. Dev'essere miope. Poi ha detto: "Ah! È lei". "Il commissario vorrebbe vederla un momento..." Non ha protestato. Ho fermato un taxi e, durante il tragitto non ha aperto bocca.»

Non soltanto non pioveva, ma c'era anche il sole. La luce sembrava anche più nitida del solito, per via dell'umidità che c'era nell'aria.

Maigret, andando a fare rapporto, l'aveva vista da lontano, seduta nel suo angolo. L'aveva ritrovata nello stesso posto mezz'ora dopo, ritornando in ufficio. Più tardi ancora, aveva mandato Lucas a darle un'occhiata.

«Sta leggendo?»

«No. Non sta facendo niente.»

Dal suo posto, Monique doveva avere della Polizia giudiziaria la stessa visione che si ha nei ristoranti quando si entra nelle cucine. Nel corridoio, sul quale davano numerose porte, vedeva gli agenti, con in mano i dossier, andare avanti e indietro, entrare gli uni dagli altri, partire in missione o ritornarne. Ogni tanto si fermavano per scambiare qualche parola su un caso in corso, e talvolta qualcuno di loro era seguito da un uomo in manette o spingeva davanti a sé una donna in lacrime.

Altre persone, arrivate dopo di lei, erano state introdotte negli uffici, ma lei non dava alcun segno d'impazienza.

Il telefono, in rue d'Angoulème, restava muto. Marie Gibon sospettava qualcosa? La pipa dimenticata le aveva forse messo la pulce nell'orecchio?

Neveu, che sorvegliava la casa insieme a un collega di quel distretto, non aveva notato niente di anormale.

Quanto ad Albert Jorisse, si era quasi sicuri che il giorno prima, verso le 18, si trovasse ancora a Parigi. L'agente Dambois che, come tutti gli altri, aveva ricevuto la sua segnalazione, verso quell'ora l'aveva visto all'angolo tra place Clichy e il boulevard de Batignolles. Il giovanotto usciva da un bar. L'agente si era forse precipitato troppo di fretta verso di lui, fatto sta che Jorisse si era messo a correre tra la folla. E questa era particolarmente fitta. L'agente allora aveva fischiato per avvertire i colleghi, ma la cosa non aveva avuto seguito, né poteva averne. Invano si setacciò il quartiere. Quanto al padrone del bar, aveva dichiarato che il ragazzo non aveva fatto nessuna telefonata ma aveva divorato cinque uova sode con del pane e bevuto tre tazze di caffè.

«Sembrava affamato.»

Il giudice Coméliau aveva chiamato Maigret.

«Ancora nessuna novità?

«Spero di mettere le mani sull'assassino entro le prossime ventiquattr'ore.»

«È come pensiamo? Omicidio a scopo di rapina?»

Aveva detto "sì"

Restava da chiarire la storia del coltello.

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