Simenon Georges - Maigret 56 - 1960 - Maigret e i vecchi signori by Simenon Georges

autore:Simenon Georges [Simenon Georges]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Mystery & Detective, General, Literary Collections, Giallo
editore: Adelphi
pubblicato: 2016-12-14T23:00:00+00:00

V

Maigret non si aspettava naturalmente di trovare una casa che sapesse ancora di funerale, come tra la povera gente e anche tra i buoni borghesi, con odore di ceri e di crisantemi, con una vedova dagli occhi arrossati e parenti venuti da lontano, in profondo lutto, che mangiano e bevono. A causa della sua infanzia campagnola, l'odore dell'alcool e soprattutto dell'acquavite rimaneva legato alla morte e alle esequie.

«Bevi questo, Catherine» dicevano di solito alla vedova prima di avviarsi verso la chiesa e il camposanto. «Hai bisogno di tirarti su.»

E lei beveva piangendo. Gli uomini bevevano all'osteria, poi mentre tornavano a casa.

I paramenti con nappe d'argento, che avevano ornato al mattino il portone, erano già stati tolti da un bel pezzo e il cortile d'onore, metà in ombra, metà al sole, aveva ripreso il suo aspetto normale. Un autista in livrea stava lavando una lunga macchina nera, e tre auto, una delle quali da gran sport con carrozzeria gialla, erano allineate ai piedi della scalinata.

Era grande come l'Eliseo, e Maigret si ricordò che il palazzo dei V... serviva spesso da cornice a balli e a feste di beneficenza.

Arrivato in cima ai gradini sospinse la porta vetrata e si trovò, solo, in un atrio dal pavimento in marmo. Alcune porte a due battenti, aperte alla sua destra e alla sua sinistra, gli permettevano di scorgere i saloni di rappresentanza nei quali alcuni oggetti, probabilmente le monete antiche e le tabacchiere di cui gli avevano parlato, erano esposti come in un museo.

Doveva dirigersi verso una di quelle porte o salire la scala a doppia rampa che portava al primo piano? Prima che avesse preso una decisione, un maggiordomo, spuntato chissà da dove, gli si avvicinò silenziosamente, gli tolse di mano il cappello e senza domandargli il nome, mormorò: «

Di qua».

Maigret, seguendo la sua guida per le scale, salì al primo piano, attraversò un altro salone, poi un locale lunghissimo che doveva essere una galleria di quadri.

Non lo fecero attendere. Il domestico aprì una porta e con voce sommessa annunciò: «Il commissario Maigret.»

Il salottino nel quale venne introdotto non dava sul cortile d'onore ma su un giardino, e il fogliame degli alberi tra cui svolazzavano innumerevoli uccelli sfiorava le due finestre aperte. Una persona si alzò da una poltrona; Maigret non riconobbe immediatamente la donna che desiderava vedere, la principessa Isabelle. Il suo stupore dovette essere evidente, poiché, avanzando verso di lui, la principessa disse: «Si aspettava che fossi diversa, non è vero?» Non osò rispondere di si.

Tacque, sorpreso. Prima di tutto, pur essendo vestita di nero, Isabelle non dava l'impressione di essere in lutto, ma Maigret avrebbe avuto difficoltà a spiegarne il perché. Non aveva neppure gli occhi arrossati e non sembrava affatto addolorata.

Era più piccola di quanto apparisse nella fotografia ma, al contrario di Jaquette, per esempio, non era schiacciata dagli anni. Maigret non aveva tempo di analizzare le proprie impressioni. L'avrebbe fatto dopo.

Per il momento, registrava macchinalmente.

Ciò che soprattutto lo meravigliava, era il trovarsi di fronte una donna grassoccia, dalle guance piene e dal corpo paffuto.

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