Simenon Georges - Maigret 68 - 1968 - Maigret è prudente by Simenon Georges

autore:Simenon Georges [Simenon Georges]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Mystery & Detective, General, poliziesco
ISBN: 9788845970979
Google: ikdT1fLT_9kC
editore: Adelphi
pubblicato: 1968-04-23T23:00:00+00:00

5

Il suo primo contatto mattutino fu, come sempre, con l’odore del caffè, poi la mano della moglie che gli toccava la spalla, infine la vista della signora Maigret, gaia e fresca, in un abito da casa a fiori, che gli porgeva la tazza.

Si stropicciò gli occhi e chiese stupidamente:

«Nessuna telefonata?»

Se ce ne fossero state, si sarebbe svegliato insieme a lei. Le imposte erano aperte. La primavera, benché precoce, continuava. Il sole si era alzato e i rumori della strada si distinguevano nitidamente.

Il commissario tirò un sospiro di sollievo. Lapointe non l’aveva chiamato. Dunque, non era accaduto nulla in avenue de Marigny. Bevve metà caffè, si alzò, arzillo, e passò nella stanza da bagno. Si era preoccupato a torto. Avrebbe dovuto rendersi conto, all’arrivo del primo messaggio, che non era una cosa seria. Si vergognava un po’, adesso, di essersi lasciato impressionare come un bambino che crede ancora alle storie di fantasmi.

«Hai dormito bene?»

«Magnificamente».

«Pensi di rientrare a colazione?»

«Stamattina, ho l’impressione di sì».

«Ti andrebbe del pesce?»

«Una razza al burro nero, se ne trovi».

Fu sorpreso, imbarazzato, mezz’ora più tardi, aprendo la porta del suo ufficio, di trovarvi Lapointe in una poltrona. Il povero ragazzo era un po’ pallido, insonnolito. Piuttosto di lasciargli un rapporto e di andarsene a dormire, aveva preferito aspettarlo, senza dubbio perché, la vigilia, il commissario si era mostrato tanto preoccupato.

«Allora, mio caro Lapointe?»

L’ispettore si era alzato mentre Maigret si sedeva davanti al mucchio di corrispondenza posato sulla sua scrivania.

«Un attimo, ti dispiace?…»

Voleva prima assicurarsi che non vi fossero altre lettere anonime.

«Bene! Racconta…»

«Sono arrivato lì un po’ prima delle diciotto e ho preso contatto con Lamure, il portiere, il quale ha insistito perché cenassi con sua moglie e con lui. Il primo a entrare nello stabile dopo di me, alle sei e dieci, è stato il giovane Parendon, quello che chiamano Gus…»

Lapointe tirò fuori di tasca un notes per dare un’occhiata agli appunti.

«Era solo?»

«Sì… Aveva qualche libro di scuola sottobraccio… Poi, di lì a qualche minuto, un uomo dall’aspetto effeminato, con una borsa di pelle in mano. Lamure mi ha informato che era il parrucchiere della peruviana…

«"Dev’esserci un pranzo di gala o una gran festa da qualche parte…" mi ha annunciato tranquillamente vuotando il suo bicchiere di vino rosso.

"Tra parentesi, ne ha vuotato una bottiglia da solo ed era sorpreso, anzi un po’ seccato, che io non facessi altrettanto…

"Vediamo… Alle sette e quarantacinque è arrivata una donna in una macchina guidata da un autista, la signora Ortensia, come la chiama il portiere.

«È una delle sorelle della signora Parendon, quella che esce più spesso con lei. Ha sposato un certo signor Benoit-Biguetè un uomo ricco e importante, e il loro autista è spagnolo…»

Lapointe sorrise.

«Mi scusi se le riferisco questi particolari senza interesse, ma, siccome non avevo niente da fare, ho preso nota di tutto… Alle otto e mezzo, la macchina dei peruviani si è fermata sotto il portico e la coppia è uscita dall’ascensore, lui in abito nero, lei in toilette da gran sera con una stola di cincillà… Sono cose

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