Sogno Da Mortali (Libro #15 In L’anello Dello Stregone) by Morgan Rice

Sogno Da Mortali (Libro #15 In L’anello Dello Stregone) by Morgan Rice

autore:Morgan Rice [Rice, Morgan]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantasy
pubblicato: 2015-03-01T23:00:00+00:00


CAPITOLO DICIASSETTE

Godfrey, sveglio e con gli occhi appannati, in piedi da tutta la notte, si tolse lentamente la fascia rossa trattenendo il fiato per non essere infettato dalla peste e sollevando la testa guardandosi attorno nella luce soffusa che anticipava l’alba. Tutto era finalmente silenzioso e fermo nella cella della prigione e l’unico rumore che si poteva sentire era quello del respiro della guardia, stabile e regolare, e il lieve russare dei prigionieri. Era giunto il momento.

Era stata una delle notti più tormentate della sua vita, sdraiato in una fossa infettata dalla peste, respirando attraverso la fascia rossa cercando di fare del suo meglio per distogliere la bocca così da evitare il contagio. Godfrey si mise lentamente a sedere, i muscoli rigidi: aveva aspettato quel momento per tutta la notte. Era stata una nottata tormentosa con uno dei prigionieri sdraiato accanto a lui morente. Godfrey ricordava ogni singolo istante della sua morte, il volto contro il suo, l’ultimo respiro, il corpo che tremava e poi diveniva rigido come una tavola. Godfrey era riuscito a malapena a fare a meno di vomitare.

Aveva fatto del suo meglio per respirare dalla parte opposta e aveva pregato Dio con tutte le sue forze di non contrarre la peste che aveva quel tipo. Godfrey pensava del resto che non ci fosse molto da perdere: se non fosse riuscito a fuggire sarebbe stato comunque giustiziato nel giro di poche ore.

Godfrey, grazie al suo padre autoritario, era stato gettato in celle di prigione ben più di una volta, anche se solo per pochi giorni: suo padre aveva sempre cercato di insegnargli una lezione che lui non aveva mai voluto imparare. Allertato dai ritmi all’interno di una cella di prigione, Godfrey ascoltò tutti i suoni dell’ambiente assicurandosi che tutto fosse pronto prima di scattare. Sapeva bene che una prigione aveva i suoi rumori e i suoi ritmi: conosceva il rumore che faceva una cella subito prima che i prigionieri vi marcissero; conosceva il suono che c’era quando una guardia stava per picchiare qualcuno; sapeva quale rumore faceva un nuovo prigioniero che veniva introdotto nella cella e conosceva il suono di chi stava per essere trascinato via.

E, cosa più importante, conosceva il rumore di una guardia addormentata.

Godfrey si voltò e portò gli occhi sulla guardia dell’Impero che stava vicino alla cella con la testa china, il mento contro il petto, le spalle afflosciate e rilassate. Proprio come Godfrey lo voleva. I suoi occhi si concentrarono sulle chiavi, un piccolo mazzo di chiavi argentate che si trovavano alla cintura della guardia. Sapeva che era giunto il momento di agire.

Si mise furtivamente a sedere, il corpo troppo pesante: avrebbe volute aver perso una ventina di chili. Uno di quei giorni avrebbe smesso di bere, ma certo non oggi. Abbassò lentamente la fascia rossa e se la strinse attorno alla vita: sapeva che sarebbe potuta tornare utile più tardi.

Lentamente si tirò in piedi levandosi di dosso il corpo morto, spingendo il prigioniero appestato come per tutta la notte aveva desiderato di fare. Felice di essersi finalmente sbarazzato di quel peso, avanzò lentamente strisciando in ginocchio.



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