Sotto copertura by Preston Douglas Child Lincoln

Sotto copertura by Preston Douglas Child Lincoln

autore:Preston Douglas, Child Lincoln
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-11-04T16:00:00+00:00


CAPITOLO 36

Salirono sul primo aereo in partenza, un volo Emirates, usando i timbri diplomatici per evitare il controllo passaporti. Arrivarono a Dubai verso le nove, ora locale. Per la coincidenza per New York avrebbero dovuto aspettare il mattino dopo.

«Il Bur Dubai Hotel è piuttosto carino» osservò Mindy Jackson mentre attraversavano la dogana e si dirigevano alla coda per i taxi. «Me ne devi una.»

Lui allargò le mani. «Bevuta o...?»

Lei arrossì. «Bevuta. Una buona bevuta. Quanto è contorta la tua mente?»

Presero un taxi. «Al Bur Dubai» disse all’autista; si rivolse a Gideon. «Il Cooz Bar è un locale Jazz and Cigar. Poltroncine di velluto rosso, sgabelli leopardati al banco, un bel po’ di legno chiaro.»

«Buffo, non sembri una fumatrice di sigari.»

Il taxi avanzò lento nel traffico della sera e alla fine si fermò davanti l’albergo, composto da due edifici curvi ultramoderni, bianchi e neri, che si intersecavano. Andarono dritti al bar senza registrarsi, appena in tempo per la seconda parte dello spettacolo.

Mentre venivano fatti accomodare, la grande orchestra cominciò a suonare. Prevedibilmente il pezzo di apertura fu Caravan di Duke Ellington. Gideon ascoltò: non era niente male. Arrivò il cameriere.

«Un Absolut Martini» ordinò l’agente, «dry e con due olive. E» aggiunse passando in rassegna la lista dei sigari, «mi porti un Bolívar Coronas Gigantes.»

Gideon optò per una birra, stando sul leggero dopo gli eccessi della sera prima. Il cameriere tornò con le ordinazioni.

«Hai intenzione di fumarlo?» chiese lui osservando il contenitore di alluminio a forma di siluro.

«No, lo farai tu. Adoro gli uomini che fumano il sigaro.»

Cedendo agli istinti più bassi, Gideon lo estrasse e lo avvicinò al naso. Era molto buono. Tranciò l’estremità con il tagliasigari fornito in dotazione e lo accese.

La Jackson lo guardò di sottecchi. «Proprio come pensavo. Il sigaro ti dona.»

«Speriamo solo non mi venga un cancro e non debbano togliermi le labbra.»

«Hai anche delle belle labbra.» Mindy sorseggiò il drink continuando a scrutarlo. «Sai, non ho mai visto nessuno con il tuo aspetto. Capelli neri corvini, occhi azzurri intensi.»

«Nero irlandese. Anche se non lo sono.»

«Quindi ti scotti facilmente al sole?»

«Purtroppo sì.»

Lì, in un luogo così lontano da casa, Mindy Jackson sembrava una persona diversa. «Hai idea del significato di quei numeri?» le domandò lui.

«Non ancora. Li ho già comunicati per telefono.»

«Mi piacerebbe sapere se scoprono qualcosa.»

Lei non rispose. L’orchestra passò a un altro classico di Ellington, Moon Indigo.

Avendole dato i numeri, Gideon si sentiva in diritto di spingere un po’ di più. «Allora dimmi qualcos’altro su Gru che Annuisce. Sembra saltato fuori da un film di James Bond.»

«In un certo senso è così. È un assassino nato. Sappiamo molto poco di lui: arriva dalla zona più occidentale della Cina, è di estrazione mongola. Una sorta di piccolo Gengis Khan. Ci risulta sia stato addestrato in un’unità speciale, dove ha imparato tutto sulla cultura americana. A quanto pare, è al servizio dell’Ufficio 810.»

«L’Ufficio 810?»

Lei lo guardò con aria strana. «Per essere un agente, seppure privato, sei di un’ignoranza mostruosa.»

«Sono nuovo.»

«L’Ufficio 810 è la versione cinese della Gestapo



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