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autore:Heavymachinegun [Heavymachinegun]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


11.

Il mito delle nuove tecnologie

Archimede disse una volta: "Datemi un punto di appoggio e solleverò il mondo". Oggi ci avrebbe indicato i nostri mezzi di comunicazione elettronici dicendo: "Mi appoggerò ai vostri occhi, alle vostre orecchie, ai vostri nervi e al vostro cervello, e il mondo si sposterà al ritmo e nella direzione che sceglierò io". Ma una volta che abbiamo consegnato i nostri sensi e i nostri sistemi nervosi alle manipolazioni di coloro che cercano di trarre profitti prendendo in affitto i nostri occhi, le orecchie, i nervi e il cervello, il risultato sarà che non avremo più diritti.

M. McLuhan, Gli strumenti del comunicare (1964), p. 79.

1. Il monologo collettivo e l'effetto omologazione

Il sospetto è che la sempre più massiccia diffusione dei mezzi di comunicazione, potenziati dalle nuove tecnologie, abolisca progressivamente il bisogno di comunicare, perché nonostante l'enorme quantità di voci diffuse dai media, o forse proprio per questo, la nostra società parla nel suo insieme solo con se stessa.

Infatti, come osserva Günther Anders,11-1 alla base di chi parla e di chi ascolta non c'è, come un tempo, una diversa esperienza del mondo, perché sempre più identico è il mondo a tutti fornito dai media, così come sempre più identiche sono le parole messe a disposizione per descriverlo. Il risultato è una sorta di comunicazione tautologica, dove chi ascolta finisce con l'ascoltare le identiche cose che egli stesso potrebbe tranquillamente dire, e chi parla dice le stesse cose che potrebbe ascoltare da chiunque.

In questo senso è possibile dire che la diffusione dei mezzi di comunicazione, che la tecnologia ha reso esponenziale, tende ad abolire la necessità della comunicazione.

Con il loro rincorrersi, infatti, le mille voci che riempiono l'etere eliminano progressivamente le differenze che ancora sussistono fra gli uomini e, perfezionando la loro omologazione, rendono superfluo, se non impossibile, parlare in prima persona. In questo modo i mezzi di comunicazione cessano di essere dei mezzi, perché, come ci ricorda Günther Anders, nel loro insieme compongono quel mondo fuori dal quale non è dato avere altra e diversa esperienza, né altra libertà se non quella di prendervi parte o starsene in disparte.11-2 Ma è davvero possibile "stare in disparte" in un mondo dove non ha valore la realtà del mondo o l' esperienza che se ne può fare, ma solo la sua rappresentazione, la sua buona riuscita nella versione telecomunicata?

Di tutt'altro avviso è Nicholas Negroponte, uno dei maggiori esperti mondiali di comunicazione digitale, secondo il quale:

Aumentando le interconnessioni tra gli individui, molti dei valori tradizionali propri dello Stato-nazione lasceranno il passo a quelli di comunità elettroniche, grandi o piccole che siano.

Socializzeremo in un vicinato digitale dove lo spazio fisico sarà irrilevante e il tempo giocherà un ruolo differente. Fra venti anni, guardando fuori dalla finestra, potrete vedere qualcosa distante da voi cinquemila miglia e sei fusi orari. Un'ora di televisione può essere stata mandata a casa vostra in meno di un secondo. Un reportage sulla Patagonia potrà darvi la sensazione di andarci di persona. Un libro scritto da William Buckley potrà essere una conversazione con lui.



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