Storia del popolo americano by Howard Zinn

Storia del popolo americano by Howard Zinn

autore:Howard Zinn
La lingua: ita
Format: epub, azw3
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2018-01-21T05:00:00+00:00


15. Difendersi in tempi duri

Nel febbraio 1919 la guerra era appena finita, i leader degli iww erano in prigione, ma l’idea dello sciopero generale degli wobblies divenne realtà per cinque giorni a Seattle, nello stato di Washington, quando l’astensione dal lavoro di centomila persone fermò la città. Tutto cominciò quando trentacinquemila lavoratori dei cantieri navali entrarono in sciopero per un aumento salariale. Chiesero il sostegno della centrale sindacale di Seattle, che consigliò uno sciopero cittadino; nel giro di due settimane centodieci sezioni sindacali – per la maggior parte dell’afl, solo alcune degli iww – votarono a favore. In ogni sezione interessata la base elesse tre delegati al Comitato per lo sciopero generale. Il 6 febbraio 1919, alle dieci del mattino, lo sciopero ebbe inizio.

Non fu facile raggiungere l’unità. In città i rapporti tra gli iww e l’afl erano tesi. I lavoratori giapponesi furono ammessi al Comitato per lo sciopero generale, ma senza diritto di voto. Ciò nonostante sessantamila membri del sindacato incrociarono le braccia, e altri quarantamila lavoratori si unirono alla loro lotta.

A Seattle il movimento dei lavoratori aveva una robusta tradizione radicale. Durante la guerra il presidente dell’afl cittadina, un socialista, venne incarcerato e torturato per essersi opposto alla leva, il che provocò grandi manifestazioni di piazza in segno di protesta.

La città smise di funzionare, salvo per le attività organizzate dagli stessi scioperanti per provvedere alle prime necessità. I vigili del fuoco accettarono di restare al proprio posto; i lavoratori delle lavanderie si occuparono solo della biancheria degli ospedali. I veicoli autorizzati a circolare portavano un cartello: «Esentato dal Comitato per lo sciopero generale». Nei quartieri si allestirono trentacinque posti di distribuzione del latte. Ogni giorno all’interno di grandi cucine si preparavano trentamila pasti che venivano trasportati in luoghi di ritrovo pubblici sparsi in tutta la città e lì serviti a prezzi politici: gli scioperanti pagavano venticinque centesimi a pasto, il resto della popolazione trentacinque. Con quella somma ci si poteva servire liberamente di stufato, spaghetti, pane e caffè.

Per tenere sotto controllo la situazione si organizzò un servizio d’ordine sindacale costituito da reduci di guerra. Sulla lavagna di uno dei suoi quartieri generali si leggeva: «Questa organizzazione ha lo scopo di difendere la legalità e l’ordine senza ricorrere alla forza. Nessun volontario avrà alcun potere di polizia, né sarà autorizzato a portare armi di alcun tipo, ma si limiterà a esercitare la persuasione». Durante lo sciopero a Seattle il tasso di criminalità diminuì. Il comandante del distaccamento dell’esercito federale inviato in zona disse al comitato organizzativo che in quarant’anni di carriera non aveva mai visto una città tanto tranquilla e disciplinata. L’Union Record di Seattle, un quotidiano scritto da lavoratori, pubblicò la poesia di una certa Anise:

Ciò che li spaventa di più è

che non succede niente!

Si erano preparati ad affrontare

disordini.

Hanno mitragliatrici

e soldati,

ma questo silenzio sorridente

li sbalordisce.

Gli affaristi

non capiscono

un’arma di questo genere […].

È il tuo sorriso

a sconvolgere

la loro sicurezza.

Corri all’artiglieria, compagno!

È il furgone della spazzatura

che avanza per la strada

con il contrassegno di esentato

dal comitato per lo sciopero generale.

Sono i centri



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