Storia delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo - Tomo 1 by J.C.L. Simondo Sismondi

Storia delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo - Tomo 1 by J.C.L. Simondo Sismondi

autore:J.C.L. Simondo Sismondi [Sismondi, J.C.L. Simondo]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-09-09T22:00:00+00:00


I Saraceni, tanto temuti due secoli prima, erano a tale stato di languore e d'impotenza ridotti, da provare essi medesimi quel terrore, che in altri tempi spargevano tra i loro vicini. L'entusiasmo religioso gli aveva fatti soldati, il tranquillo possesso delle loro conquiste ne aveva spento lo spirito guerriero. Educati in una religione voluttuosa, privi di patria, quantunque dimorassero ne' più bei paesi del mondo, dissiparono le ricchezze acquistate colle armi nel procurarsi i più grossolani piaceri, e si resero effeminati al paro delle popolazioni asiatiche di cui avevano da principio trionfato. Non è però che qualche avanzo di valore non si conservasse ancora nelle ultime classi del popolo; onde i Normanni che non trovarono resistenza ne' Saraceni d'Italia, assoldarono tra costoro uomini valorosi che servirono Guiscardo utilmente in tutte le guerre; ma i capi de' Saraceni, privi di talenti e di coraggio, si governavano debolmente. La loro monarchia era divisa in principati quasi indipendenti. Ogni città aveva un piccolo principe, o emiro: e la discordia di due di loro Benhumena, e Ben Stammend, che consigliò l'ultimo a recarsi a Reggio per implorare la protezione di Ruggiero, agevolò ai Cristiani l'ingresso nella Sicilia[305].

Ruggiero non aveva che soldati di ventura, i quali lo seguivano spontaneamente per essere a parte delle sue conquiste: ma questi non essendo troppo numerosi, e restando breve tempo sotto le sue bandiere, vedevasi obbligato a ritirarsi dopo pochi mesi dall'isola, senza avervi fatto alcuno stabile acquisto. Per altro le sue imprese eseguite con centocinquanta, e talvolta con trecento cavalieri ebbero un'apparenza ancora più romanzesca, che le prime conquiste de' Normanni nella Puglia[306].

I Cristiani greci che abitavano nella città di Traina posta nella valle di Dèmone, ne aprirono le porte a Ruggiero, il quale vi si fissò colla giovinetta sua sposa e con trecento cavalieri, infestando i Saraceni del vicinato. Ma gli stessi Cristiani disgustati dell'arbitrario procedere de' loro ospiti, si rivoltarono, ed introdussero in città i Saraceni che ne occuparono una parte. Non avendo allora altro luogo fortificato che li coprisse, trovaronsi i Normanni esposti a continue battaglie contro forze assai superiori, e nell'impossibilità di procurarsi i viveri con lontane scorrerie. In così trista situazione soffersero ogni maniera di disagi, e talvolta la fame. La contessa, e due o tre donne del suo seguito dovevano preparare il vitto per Ruggiero, e per i suoi compagni d'armi, avendo ascritti alla milizia tutti i domestici: ed erano a tale carestia d'abiti ridotti, che il conte e la contessa non avendo che un solo manto, valevanse alternamente quando l'uno o l'altro doveva uscire in pubblico. Al conte, in un combattimento rimasto solo in mezzo ai nemici, fu ucciso il cavallo; ma egli si fece largo colla spada, e prendendo sulle spalle la sella, perchè non rimanesse in mano de' nemici testimonio della sua disfatta, ritornò, attraversando lentamente le file nemiche, al proprio alloggiamento. In tali miserie seppero i Normanni sostenersi quattro mesi, occupando la metà d'una città di cui il restante trovavasi in potere de' loro nemici. Il rigore dell'inverno fu la loro salvezza.



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