Storia delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo - Tomo V by J.C.L. Simondo Sismondi

Storia delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo - Tomo V by J.C.L. Simondo Sismondi

autore:J.C.L. Simondo Sismondi [Sismondi, J.-C.-L. Simonde de (Jean-Charles-Léonard Simonde)]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-09-22T22:00:00+00:00


CAPITOLO XXXIV.

Bologna sottomessa da Taddeo de' Pepoli. — Guerra de' mercenarj o di Parabiago. — I Genovesi creano il doge. — Celebrità del Petrarca: viene coronato in Campidoglio.

1338 = 1341.

La repubblica di Bologna, posta quasi nel centro dell'Italia, aveva lungo tempo disputato a Fiorenza il primato nella parte guelfa; nè meno popolata, nè meno ricca, o meno commerciante, aveva sopra le città della Romagna quella stessa influenza che Fiorenza sopra quelle della Toscana; finalmente Bologna era resa celebre dalla più antica università d'Italia. Irremovibile pel suo attaccamento alla parte guelfa, questa repubblica aveva acquistati i suoi primi trionfi con lunghe e ruinose guerre. I Lambertazzi e molte migliaja dei loro partigiani erano stati esiliati l'anno 1237, e la loro partenza aveva lasciata la città deserta[311]. Ma i disastri della guerra civile erano stati rifatti dalla uniforme e vigorosa amministrazione del partito vittorioso. Il governo più assodato aveva potuto ponderatamente maturare i suoi progetti ed eseguirli, e procurare allo stato una lunga prosperità. Ora siamo giunti all'epoca in cui questa prosperità ebbe fine. La tirannide del legato Bertrando aveva viziato il principio vitale della repubblica; i cittadini corrotti da alcuni anni di servitù non erano più capaci di reggersi liberi. I loro odj provocati da più gravi oltraggi avevano preso un più feroce carattere; essi non erano più repressi dall'antico spirito pubblico; la salute della patria o il timore di compromettere la libertà più non essendo bastanti motivi per farli tacere, assoggettarono Bologna dopo quattro anni di agitazioni ad una nuova tirannide. Questa, a dir vero, fu più volte rovesciata, ma la libertà che le teneva dietro, non era di più lunga durata, o meno vacillante ed incerta del potere tirannico.

Le recenti fazioni di Bologna eransi manifestate quando Romeo de' Pepoli, il più ricco cittadino di questa repubblica, era stato esiliato: egli morì lontano dalla sua patria; ma suo figliuolo Taddeo vi era stato richiamato in tempo dell'amministrazione del legato. I Pepoli eransi fatti molti partigiani tra il basso popolo e tra la povera nobiltà col mezzo delle loro immense ricchezze di cui usavano generosamente. Essi eransi mostrati zelantissimi per il partito guelfo, ed erano rimasti attaccati al legato più lungo tempo dei Maltraversa loro avversarj[312]. Accusavano essi questi ultimi di favorire i Ghibellini, e quest'accusa poco non influiva sullo spirito del popolo. Alcune illustri famiglie erano attaccate alla loro sorte[313], la più rinomata delle quali era quella dei Bentivoglio, che i suoi genealogisti fanno discendere da Enzio, re di Sardegna e figliuolo di Federico II, che morì prigioniere in Bologna. I nemici di questa famiglia, che doveva un giorno signoreggiare Bologna, dicevano al contrario che discendeva da un macellajo[314].



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