Storia delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo - Tomo XV by J.C.L. Simondo Sismondi

Storia delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo - Tomo XV by J.C.L. Simondo Sismondi

autore:J.C.L. Simondo Sismondi [Sismondi, J.C.L. Simondo]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-12-04T23:00:00+00:00


Il Borgo di Roma ed il quartiere del Vaticano furono subito saccheggiati; ed in quella prima ebbrezza della vittoria il sacrilego furore de' soldati parve meno ributtante, sebbene non avesse risparmiati nè i conventi, nè le chiese, nè il palazzo del papa, nè il tempio di san Pietro, cattedrale del mondo cristiano. Ma i soldati, non contenti delle ricchezze di questi due quartieri, presero ancora d'assalto quello di Transtevere, e perchè i ponti non erano stati tagliati, trovaronsi padroni di tutta Roma, ove Luigi Gonzaga fu il primo ad entrare per ponte Sisto alla testa dell'infanteria italiana[300].

Forse giammai nella storia dell'universo si troverà che una grandissima capitale sia stata abbandonata a più atroce abuso della vittoria; giammai una potente armata si formò di soldati più feroci, e più intolleranti del giogo d'ogni militare disciplina; nè mai il sovrano, nel di cui nome cotesta armata combatteva, era stato più indifferente alle calamità dei vinti. Non bastò già il lasciare in balìa della rapacità de' soldati tutte affatto le ricchezze sacre e profane dalla pietà dei popoli o dalla loro industria adunate nella capitale del mondo cristiano, che ancora le persone degl'infelici abitanti furono abbandonate al capriccio, e alla brutalità di sfrenata soldatesca. Mentre che le donne di ogni condizione erano vittima dell'incontinenza de' vincitori, coloro che rendevansi sospetti di avere ricchezze nascoste, o credito presso gli altri, erano posti alla tortura, ed obbligati con prolungati tormenti a vuotare le borse degli amici che potevano avere in altri paesi. Molti prelati morirono in mezzo ai tormenti; molti altri, dopo essersi riscattati, morirono in conseguenza de' sofferti strapazzi, della loro afflizione, o del loro spavento. Furono saccheggiati i palazzi di tutti i cardinali senza che i soldati volessero distinguere i guelfi dai ghibellini, o accordare una salvaguardia a coloro ch'erano conosciutissimi pel loro attaccamento al partito imperiale. Soltanto fu ad alcuni permesso di riscattarsi col danaro; e perchè i mercanti avevano deposti i proprj effetti nelle loro case supponendo di porli in luogo sicuro, questi mercanti pagarono spesso enormi somme per sottrarle ai soldati. La marchesa di Mantova riscattò il suo palazzo per cinquanta mila ducati, e si dice che suo figlio ne toccasse per la parte sua dieci mila. Il cardinale di Siena, dopo avere pagata la propria taglia agli Spagnuoli, fu fatto prigioniero da' Tedeschi, spogliato d'ogni avere, battuto e forzato di riscattare nuovamente la sua sola persona con cinque mila ducati. La stessa sventura toccò ai cardinali della Minerva e di Ponzetta. Nè i prelati tedeschi o spagnuoli furono da' loro compatriotti risparmiati più che gl'Italiani. Udivansi eccheggiare in tutte le case le grida ed i pianti degl'infelici esposti alla tortura; le piazze avanti a tutte le chiese erano sparse d'arredi d'altari, di reliquie e di tutte le cose sacre, che i soldati buttavano in terra dopo averne strappato l'oro e l'argento. I luterani tedeschi, aggiugnendo alla cupidigia il fanatismo religioso, si sforzavano di mostrare il loro disprezzo per le pompe della chiesa romana, e di profanare tuttociò che rispettavano que' popoli ch'essi dicevano idolatri.



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