Storia sociale del calcio in Italia by Guido Panico Antonio Papa

Storia sociale del calcio in Italia by Guido Panico Antonio Papa

autore:Guido Panico Antonio Papa [Antonio Papa, Guido Panico]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788815087645
editore: il Mulino
pubblicato: 1992-12-31T23:00:00+00:00


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Il calcio venuto dal freddo

Negli anni del dopoguerra e della ricostruzione gli italiani conservavano ancora vivo il ricordo delle vittoriose imprese ai mondiali degli anni '30 ed erano animati da un sentimento di attesa di nuovi successi calcistici. Questa attesa, in gran parte confortata da una lunga serie di buoni risultati ottenuti dalla squadra azzurra tra il 1946 e il 1948, non poteva essere esaudita nei mutevoli cicli storici dell'agonismo. La prima delusione era venuta, come si è visto, dalla sconfitta inflitta ai colori azzurri dagli inglesi a Torino nel maggio del 1948, alla quale si era aggiunta nell'agosto successivo l'eliminazione dal torneo olimpico di Londra nel 1948, che pose fine al ventennio di Vittorio Pozzo alla guida della nazionale italiana. In quell'occasione l'Italia, che schierava, come a Berlino nel 1936, una formazione di giocatori «studenti», fu battuta nei quarti di finale da una squadra danese di autentici dilettanti, così come lo erano i giocatori svedesi che conquistarono la medaglia d'oro in quel torneo. Se questi risultati non debilitarono la fiducia che gli italiani ancora avevano nei confronti degli azzurri, accesero l'attenzione dei maggiori club della penisola verso i nuovi protagonisti venuti dal freddo.

La sensibilità alle suggestioni dei campioni stranieri era già da tempo uno dei caratteri più tipici del calcio nostrano. Esso si era manifestato a partire dagli anni '20, quando l'Italia era divenuta terra promessa dei maestri danubiani, seguiti dai campioni argentini e uruguaiani, che negli anni '30 divennero le guide di numerose squadre e della stessa nazionale. Questa tradizione si rinnovò nel secondo dopoguerra, quando la corsa allo straniero divenne frenetica, configurando l'assurdo di un paese stremato dal conflitto, con un cambio della valuta sfavorevolissimo, e insieme Mecca del calcio migratorio.

La guerra aveva congelato i valori internazionali. Tornata la pace, in mancanza di conoscenze su quanto era avvenuto negli altri paesi, gli uomini del calcio italiano non potevano che fare riferimento ai flussi di prima del conflitto. Già nel 1946 erano venuti in Italia 26 giocatori di provenienza sudamericana o danubiana. Fu allora che la Juventus ingaggiò il venticinquenne Cestmir Vycpalek, mezzala dello S.K. Slavia Praha, e che il Genoa schierò il ventiquattrenne Juan Carlos Verdeal, proveniente dal club argentino dell'Independiente.

Nel 1947 tra i 39 stranieri giunti in Italia, fecero la loro comparsa i primi giocatori di colore. Finalmente, dopo la piovosa estate delle Olimpiadi di Londra del 1948, apparvero i primi pionieri internazionali del calcio nordico.

La Juventus vestì della sua maglia il danese John Hansen e il Milan ingaggiò lo svedese Gunnar Nordhal, seguiti tra il 1949 e il 1950 da altri 26 giocatori provenienti dal nord, tra i quali il danese Karl Aage Praest, divenuto bianconero, e gli svedesi Gunnar Gren e Niels Liedholm, che vennero a completare il trio centrale dell'attacco del Milan. Oltre che per il numero, la nuova ondata di emigranti del pallone incise sul calcio italiano per l'eccellenza del gioco e per la benefica contaminazione tra scuole diverse, che avevano fatto dell'Italia, già nell'anteguerra, un crocevia del calcio mondiale.

Il campionato del



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