Storie che parlano di noi by Walter Veltroni

Storie che parlano di noi by Walter Veltroni

autore:Walter Veltroni [Veltroni, Walter]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2022-01-14T23:00:00+00:00


Con gli uomini ho vinto, ma ho sbagliato

Ornella Vanoni

Ornella Vanoni, donna coraggiosa e grande interprete, nel 2021 ha inciso un disco composto solo da brani inediti. Alcuni sono eseguiti in duo con Carmen Consoli o con Virginia Raffaele. Testi e musiche delle canzoni sono di firme importanti come Giuliano Sangiorgi, Gabbani, Pacifico, Renato Zero. E la gran parte è di un compositore di qualità come Fabio Ilacqua. È un bel disco. Per parlarne, con Ornella, partiamo da lontano…

Come era il mondo in guerra visto dalla bambina Ornella?

«I miei primi ricordi risalgono a quando ero piccolissima. Andavo in una scuola tedesca, poi mi hanno tolto di lì e mi hanno messo in una dove facevo la portabandiera delle piccole italiane. Era una scuola pubblica e io con questa bandiera mi divertivo. Ma poi mi sono incazzata perché mi costrinsero a consegnare la mia macchinina elettrica al Duce, perché doveva farci le armi, sai che davano le fedi e il resto. Oro alla patria, dicevano. Per quel che è servito… Comunque, mentre facevo la portabandiera scoppia a Milano il primo bombardamento e noi scappiamo. Qui devo dirti una cosa che riguarda mio padre e forse il mio rapporto con gli uomini. Se nella mia vita io con gli uomini ho sempre sbagliato, ho vinto ma ho sbagliato, dipende forse da quel momento. Vedi, mio padre era un uomo fragile, l’ho capito dopo, negli anni. Era molto timido e soffriva di depressione. Allora non si sapeva ancora cosa fare per questo male che è terribile, io lo chiamo il “male oscuro”, come il libro di Berto. Insomma, Milano bruciava, siamo corsi alla stazione e c’erano migliaia di persone, si aggrappavano ai treni, un delirio. Avevo paura e lui mi prese per la vita, tipo John Wayne, e mi tirò su, mi sembrava di volare. E io, da allora, ho sempre pensato che l’uomo doveva essere chi ti proteggeva, chi ti salvava.»

Mai più trovato?

«No, no. Poi piano piano è emersa in me una parte maschile, che c’è in ogni donna. In ogni donna che fa comunque un mestiere forte. O forse è solo l’autentica forza delle donne, il loro essere capaci di fronteggiare dolore e problemi. Bisogna smetterla con gli stereotipi: ci può essere una parte femminile in un poeta, in un uomo che incontri. È bello così, non l’uomo uomo o la donna donna.»

Il 25 aprile lo ricordi?

«Eravamo a Varese, sentiamo arrivare gli americani, scendiamo tutti giù e mi ricordo questi ragazzi con i capelli corti. Mi sembravano tutti bellissimi, avevano divise chiare e addosso una maglietta che sapeva di Palmolive, di pulito. Stavano seduti sui carri armati e ci gettavano le sigarette, il cioccolato e sorridevano. Del 25 aprile mi ricordo l’odore, l’odore del pulito.»

E invece del 25 luglio, quando cadde Mussolini, ricordi qualcosa?

«No, mi ricordo quando l’hanno portato in piazzale Loreto e io, pur essendo non adulta, ho pensato: “Ma come è possibile che appendano due persone e gli piscino e gli sputino addosso?”. Quando l’hai ammazzato basta, non c’è bisogno di fare di più.



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