Storie dell'orrore by Peter Nadas

Storie dell'orrore by Peter Nadas

autore:Peter Nadas [Nadas, Peter]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2024-04-15T00:00:00+00:00


Perché non siete venuti.

Ma come facevi a vederla, fanculo, come facevano a chiamarti, come dovevano venire se ormai chissà da quanto tempo giacciono sottoterra nella loro hacienda o chissà dove cazzo.

Signoriddio, che cosa faranno della sua casa questi qua insieme in preda alla gioia.

Questi mica giacciono in pace.

Questa è la loro legittima proprietà, possono rompere quello che vogliono, gli doveva ridare questo e quello, mica gli poteva dare solo alloggio e biancheria, era loro tutta la casa.

Le avrebbero cavato gli occhi alla Teréz.

Ecco perché siete venuti qua, Hella.

Non siete venuti per me, siete venuti per casa mia. Ormai l’ho capito cosa sei.

Ma tu guarda se mi dovevi deludere così dopo tutti questi anni.

Cosa poteva fare per fermarli, in maniera che la Fabius non si accorgesse di loro.

Lei non gliela ridà, lei non le dà indietro niente.

Per avere tutto questo aveva lavorato per ben dieci anni.

Dove li metteva a dormire, se la Fabius e lo storpio li doveva mettere nel solito posto, nel primo vano della casa.

Mica li poteva mettere da un’altra parte.

Ma perché non lo voleva capire la Hella che per stavolta non si può, che stavolta non è lei la più importante, come era sempre abituata a essere, perché non lo capisce che adesso lei deve servire i suoi villeggianti, la Fabius e suo figlio storpio, nel primo vano della casa. Se ne vadano dal Banga lei e ­l’Okolicsányi, nel fienile in mezzo ai ratti. Staranno bene là, è quello il loro posto, perché da nessun’altra parte crescono così grossi i ratti come dal Banga, sono ratti grossi quanto cani.

Il vostro posto è con i ratti, Okolicsányi, non da me.

Qui non ci dovete venire, vada a fare in culo a Hella, glielo dico in faccia io a quello, mica mi spavento di lui.

Adesso non potevano venire da lei, e poi loro ce l’avevano una casa di villeggiatura.

Ma tu guarda se per colpa loro tutti gli anni i ratti le dovevano portare via i pulcini.

Le faceva un male tremendo il destino dei suoi pulcini, quando sotto i suoi occhi il ratto se li portava via in bocca.

Non gli erano ancora spuntate le piumette gialle, e il ratto se ne portava via quattro uno dopo l’altro.

Ma quante volte glielo aveva scritto a Hella che lei tutte le estati aveva dei villeggianti fissi per due settimane, e quanto le davano da fare.

Non è amica mia la Fabius con il suo figlio storpio, è amica tua, Hella. È stata la tua amica a chiedermi di ospitarla, me lo ha chiesto la Zielinszky.

La Zielinszky non è amica mia, è amica tua la Zielinszky.

Hai avuto più amiche tu in vita tua di quante sono le stelle in cielo.

Perché la Hella non le aveva scritto per avvertirla, o poteva almeno scrivere alla Zielinszky di dire alla sua vecchia serva, a quella matta della Teréz, di non essere triste perché ora viene a trovarla, come le aveva promesso tante volte.

A lei la prendono sempre tutti per matta, e tutti la fanno ammattire.

Potevano venire lei e l’Okolicsányi, come avevano promesso per un sacco di tempo a quella scema della Teréz.



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