Storie straordinarie delle materie prime by Alessandro Giraudo

Storie straordinarie delle materie prime by Alessandro Giraudo

autore:Alessandro Giraudo
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Saggistica
ISBN: 9788867832545
editore: add Editore
pubblicato: 2019-06-04T22:00:00+00:00


I lapislazzuli

Il “tesoro blu” dell’Afghanistan e i mercanti di colori

Per tutta l’Antichità e fino alla scoperta della miniera cilena di Ovalle (entrata in funzione dopo il 1850), la principale fonte di lapislazzuli, una pietra semipreziosa, è stato l’Afghanistan, con alcune miniere secondarie in Russia (il lago Baikal e la Siberia), in Birmania e in Pakistan, seguite da quelle del Canada e del Colorado. Le quattro miniere afghane sono concentrate nel Badakhshan in valli scoscese tra i 2000 e i 4000 metri, in una regione spesso innevata. Il geografo persiano al-Istakhri le visita durante il X secolo; nel 1271 vi si reca anche Marco Polo, che ne scriverà con emozione e abbondanza di dettagli.

Il giacimento di Sar-e-Sang, nella valle di Kokcha, è situato a 3000 metri in una regione montuosa. Per giungervi occorre attraversare valichi situati a oltre 6000 metri di altitudine ai confini con l’Hindu Kush, nella valle del Panjshir, nell’Afghanistan orientale. Prima dell’estrazione della pietra si scalda la roccia con il fuoco prodotto dalla legna trasportata a dorso d’asino. Quando i minatori ritengono che la temperatura abbia raggiunto il punto ottimale, vi gettano sopra dell’acqua fredda per spaccare la pietra, che poi frantumano a colpi di piccozza e piccone.

Il commercio dei lapislazzuli è antichissimo, ma all’inizio del terzo millennio, alcuni problemi di instabilità politica in Iran e in Egitto (2260 a.C.) causano una diminuzione dei flussi commerciali e per due secoli la pietra semipreziosa non arriva più in Egitto, in Mesopotamia e in Siria; si parla quindi di “crisi dei lapislazzuli”, una delle prime crisi economiche conosciute.

Per molto tempo la Persia è il vero centro di distribuzione e Plinio il Vecchio dichiara che i più bei lapislazzuli provengono da quella regione. La gemma, durissima, è lavorata per creare oggetti di culto religioso, gioielli e per ottenere una polvere blu che le spose dei faraoni e le dame di corte di diverse civiltà usano per truccare gli occhi.

Il lapislazzuli ha una storia ricca di rimandi mitologici e di antiche leggende. Nel Medioevo è usato per creare il cosiddetto blu baccadeo, aggettivo che indica la provenienza da Baghdad. Benché sia molto costoso, il pigmento viene utilizzato in pittura da Giotto per la Cappella degli Scrovegni a Padova, da Michelangelo per la Cappella Sistina e da Leonardo per L’ultima cena. Quando possono, i pittori impiegano il baccadeo per le miniature, come quelle della chiesa di Saint-Germain-l’Auxerrois e per le miniature persiane dei secoli XII e XIII. Il colore blu dato dal lapislazzuli è in effetti molto più stabile rispetto ad altri tipi di blu, che con il tempo perdono brillantezza o cambiano tonalità.

Per secoli i mercanti di Venezia rimangono i fornitori di questo prodotto per tutti i pittori e i decoratori dell’Europa meridionale e settentrionale.

Gli spezieri da grosso, i mercanti di spezie non destinate alla farmacopea (distribuite soltanto dagli spezieri da medicine) vendono pigmenti – spesso preparati da loro stessi – destinati alla pittura e alle carte da disegno, prodotte tradizionalmente a Fabriano. Molti mercanti d’arte sono spezieri dei colori e vendono i loro prodotti a prezzi elevati a causa della provenienza e del lungo lavoro di preparazione.



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