Talon (Versione italiana) by Julie Kagawa

Talon (Versione italiana) by Julie Kagawa

autore:Julie Kagawa [Kagawa, Julie]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Young Adult Fiction, Fantasy, General, Epic
ISBN: 9788858940648
Google: BTyMCgAAQBAJ
editore: Harlequin Mondadori spa
pubblicato: 2015-10-05T22:00:00+00:00


26

Garret

A quanto pareva, le feste delle sette non cominciavano davvero alle sette.

«Garret? Ommioddio, ciao!» Kristin mi accolse un po’ sorpresa quando venne ad aprire la porta. «Non mi aspettavo che venissi. Sei, ehm, in anticipo.»

Controllai l’orologio. Segnava le 18.55, dalle mie parti voleva dire a malapena puntuale. Un altro paio di minuti e ti saresti ritrovato a implorare la pietà del tuo sergente istruttore. Confuso, guardai di nuovo la ragazza e passai la confezione di birra nell’altra mano. «Hai detto sabato alle sette, giusto?»

«Be’, sì, ma...» Alzò le spalle e spalancò la porta. «Entra. Non c’è ancora nessuno, ma accomodati.»

«Grazie.» Entrai nell’ingresso e diedi una rapida occhiata all’ambiente. Luminoso, arioso e dotato di finestre a tutta altezza che offrivano una chiara vista dell’oceano, era grande, aperto e piuttosto lussuoso. L’arredamento era interamente bianco. Le pareti – quelle non dominate dalle finestre, almeno – erano bianche. La cucina era di marmo bianco e acciaio. Un divano a L di pelle bianca si snodava intorno a un tavolino da caffè bianco e nero, posto sotto un televisore a schermo piatto da settantadue pollici appeso alla parete. C’erano piccole macchie di colore sparse qua e là nella casa – cuscini blu sul divano e alberi finti negli angoli – ma quasi tutto era di un bianco accecante e austero.

«Puoi mettere la birra in frigo e qui ce n’è dell’altra, se ne vuoi una» disse Kristin da una porta mezza aperta lungo il corridoio. «Oppure prendi una bibita. Serviti pure. Presto arriveranno anche gli altri.»

A disagio, sistemai la birra e poi gironzolai per il soggiorno, mi sentivo impacciato e fuori posto. Le feste e le case degli estranei non erano proprio il mio forte. Mi sarei adattato ovviamente, ma l’unica ragione per cui mi trovavo lì non c’era ancora e, a quanto pareva, non sarebbe arrivata per un bel po’.

«Allora, dov’è tuo cugino?» chiese Kristin, sempre urlando dal corridoio. Mi domandai perché non uscisse dalla sua stanza se voleva parlarmi. «Come si chiamava, Travis o qualcosa del genere?»

«Tristan» risposi. «Si è preso un malanno e non è potuto venire.»

«Oh» fece Kristin. Tutto qua. Niente “Che peccato” o “Spero che guarisca presto”. Dopo qualche secondo, sentii la porta chiudersi in fondo al corridoio. Meglio così. Il mio compagno non era davvero malato, naturalmente. Era chino sul suo laptop a osservare la porta d’ingresso di casa Hill. Sei i due tutori fossero usciti, li avrebbe seguiti per vedere dove andavano. Altrimenti avrebbe continuato a osservare. Ero contento che ci fosse Tristan e non io al computer quella sera. A lui non dispiaceva fare lunghe ore di sorveglianza; era uno dei motivi per cui era così bravo nel suo lavoro. Non gli sfuggiva niente, nemmeno il dettaglio più piccolo e insignificante. Se a casa Hill succedeva qualcosa di strano, Tristan lo avrebbe scoperto.

Anch’io avevo una missione da compiere quella sera, anche se la mia sarebbe stata molto diversa.

«Forse abbiamo qualcosa» aveva detto il mio socio la sera prima, studiandomi da sopra i contenitori del cibo da asporto sul bancone della cucina.



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