Terre desolate by Stephen King

Terre desolate by Stephen King

autore:Stephen King [King, Stephen]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sperling & Kupfer
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


44

«Come ti chiami?» chiese Jake alla donna le cui gambe terminavano appena sopra le ginocchia. Resosi improvvisamente conto di aver perso i calzoni nella lotta per sfuggire al guardiano della porta, si tirò all'ingiù il lembo della camicia per coprirsi gli slip. In verità non restava molto nemmeno del vestito che indossava lei.

«Susannah Dean», gli disse. «Io so già come ti chiami tu.»

«Susannah», ripeté pensieroso Jake. «Non è che tuo padre è proprietario di una compagnia ferroviaria, vero?»

Susannah rimase attonita per un momento, poi rise rovesciando la testa all'indietro. «Oh, no, caro! Era un dentista che diventò ricco per alcune in-venzioni. Perché questa domanda?»

Jake non rispose. Aveva rivolto la sua attenzione a Eddie. Passato il terrore, i suoi occhi avevano ritrovato quell'espressione di composta curiosità che Roland ricordava così bene da quando lo aveva conosciuto alla stazione di posta.

«Salve, Jake», lo salutò Eddie. «È un piacere vederti.»

«Ciao», ribatté Jake. «Ti avevo già visto oggi, ma eri molto più giovane.»

«Ero molto più giovane dieci minuti fa. Tu stai bene?»

«Sì. Solo qualche graffio.» Jake si guardò attorno. «Non avete ancora trovato il treno.» Era un'affermazione, non una domanda.

Eddie e Susannah si scambiarono un sguardo perplesso, ma Roland scosse tranquillamente la testa. «Nessun treno.»

«Le tue voci sono scomparse?»

Roland annuì. «Tutto finito. E le tue?»

«Anche le mie. Sono di nuovo tutto intero. Come te.»

Si mossero contemporaneamente, spinti dal medesimo impulso. Quando Roland lo accolse fra le braccia, l'innaturale compostezza di Jake si sciolse in un pianto dirotto. Era lo sfogo della stanchezza e la manifestazione di gioia di un bambino che è rimasto a lungo smarrito, ha sofferto molto e finalmente è di nuovo in salvo. Mentre le braccia di Roland gli si chiudeva-no intorno alla vita, le sue salirono a stringergli il collo, aggrappandosi come arpioni.

«Non ti lascerò mai più», disse Roland e adesso cominciò a piangere anche lui. «Te lo giuro sul nome di tutti i miei padri. Non ti lascerò mai più. »

Ma il suo cuore, nato muto e vigile prigioniero del suo ka, ascoltò quelle parole di promessa non solo con stupore ma con diffidenza.



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