Thomas l'Oscuro by Maurice Blanchot

autore:Maurice Blanchot [Blanchot, Maurice]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2023-02-01T23:00:00+00:00

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Quando la trovarono riversa su una panca del giardino credettero che fosse svenuta. Ma non era svenuta, dormiva, era entrata nel sonno tramite un riposo più profondo del sonno. Ormai il suo cammino verso l’incoscienza fu una lotta solenne in cui, non cedendo al brivido dell’assopimento se non da ferita, già morta, difese fino all’ultimo il diritto alla coscienza e la sua parte di lucidità. Non vi era alcuna complicità tra lei e la notte. Mentre il giorno declinava, udendo l’inno misterioso che la chiamava verso un’altra esistenza, si preparò alla lotta in cui poteva essere vinta solo dalla totale sconfitta della vita. Le guance rosse, gli occhi luccicanti, calma e sorridente, metteva ardentemente insieme tutte le sue forze. E anche se il crepuscolo poteva farle udire il suo canto colpevole, è invano che col favore dell’oscurità si ordiva un complotto contro di lei. Nessuna dolcezza penetrava nella sua anima attraverso il torpore, nessun simulacro della santità che si guadagna col buon uso delle malattie. Era chiaro che non avrebbe dato alla morte nient’altro che Anne e, fieramente intatta, serbando fino in fondo tutto ciò che era, non avrebbe accettato di salvarsi, tramite una morte immaginaria, dalla vera morte. La notte continuò, e mai notte fu più dolce, più adatta a piegare una malata. Il silenzio sgorgò, e la solitudine, piena di amicizia, la notte, piena di speranza, strinsero il corpo coricato di Anne. Vegliava senza delirio. Non c’era narcotico nelle ombre, nessuna delle carezze sospette che permettono all’oscurità di attrarre coloro che resistono al sonno. La notte si comportava nobilmente con Anne, ed è con le stesse armi della ragazza, la purezza, la fiducia, la pace, che accettava di combatterla. Era dolce, infinitamente dolce, sentire intorno a sé, in un momento di così grande debolezza, un mondo a tal punto privo di artificio e di perfidia. Com’era bella quella notte, e non dolce, una notte classica non offuscata dalla paura, che scacciava i fantasmi, che spazzava via anche la falsa bellezza del mondo. Tutto ciò che Anne amava ancora, il silenzio e la solitudine, si chiamava notte. Tutto ciò che Anne detestava, il silenzio e la solitudine, si chiamava anch’essa notte. Notte assoluta senza più termini contraddittori, dove chi soffriva era felice, dove il bianco trovava col nero una sostanza comune. E tuttavia notte senza confusione, senza mostri, davanti alla quale, senza chiudere gli occhi, riscopriva la notte personale che generavano abitualmente, abbassandosi, le sue palpebre. In piena coscienza, in piena lucidità, avvertiva la sua notte aggiungersi alla notte. Si scopriva, nella grande notte esterna, nel più intimo di se stessa, e non aveva nessun bisogno, per raggiungere la calma, di attraversare un’anima inasprita e tormentata. Era malata, ma quanto quella malattia che non era sua, che era la salute del mondo, era buona! Quanto il sonno che l’avvolgeva, che non era suo, che si confondeva con la coscienza suprema di ogni cosa, era puro! E Anne si addormentava.

Nei giorni che seguirono, entrò in un campo di pace delizioso e sembrò a tutti immersa nell’ebbrezza della guarigione.

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