Trilogia della citta di K. (Italian Edition) by Agota Kristof

Trilogia della citta di K. (Italian Edition) by Agota Kristof

autore:Agota Kristof [Kristof, Agota]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788806173982
Amazon: 8806173987
editore: Einaudi
pubblicato: 2008-01-30T00:00:00+00:00


5.

L’insonne continua ad affacciarsi alla finestra tutte le sere alle dieci. Il bambino è già a letto, Lucas esce di casa, l’insonne gli chiede l’ora, Lucas gli risponde, poi va da Clara. All’alba, quando ritorna, l’insonne gli chiede di nuovo l’ora, Lucas gliela dice e va a dormire. Qualche ora dopo, nella stanza dell’insonne la luce si spegne e le colombe invadono la finestra.

Una mattina, quando Lucas rientra, l’insonne lo chiama - Signore!

Lucas dice:

Sono le cinque.

Lo so. L’ora non mi interessa. E’ soltanto un modo di avviare la conversazione con la gente. Volevo solo dirle che il bambino si è agitato molto stanotte. Si è svegliato verso le due, è andato varie volte nella sua stanza, ha guardato a lungo dalla finestra. E’ addirittura sceso in strada, è andato davanti all’osteria, poi è tornato ed è andato a letto, suppongo.

Lo fa spesso?

Si sveglia spesso, sì. Quasi tutte le notti. Ma è la prima volta che lo vedo uscire di casa durante la notte.

Anche durante il giorno, non esce mai.

Credo che la cercasse.

Lucas sale all’appartamento, il bambino dorme profondamente nel suo letto. Lucas guarda dalla finestra, l’insonne chiede:

Tutto a posto?

Sì. Dorme. E lei? Non dorme mai?

Di tanto in tanto mi assopisco, ma mai completamente. Sono otto anni che non dormo più.

Cosa fa durante il giorno?

Passeggio. Quando mi sento stanco, vado a sedermi in un parco. La maggior parte del tempo la passo in un parco. Lì a volte mi addormento per qualche minuto, seduto su una panchina. Vuole venire con me, una volta?

Lucas dice:

Adesso, se vuole.

Intesi. Do da mangiare alle mie colombe e scendo.

Camminano nelle strade deserte della città addormentata in direzione della casa di nonna. L’insonne si ferma davanti a pochi metri quadrati di erba gialla sui quali due vecchi alberi distendono i loro rami spogli.

Ecco il mio parco. Il solo posto in cui riesca a dormire un momento.

Il vecchio si siede sull’unica panchina accanto a una fontana prosciugata, coperta di muschio e di ruggine. Lucas dice:

Ci sono parchi più belli in città.

Non per me.

Alza il bastone e indica una casa bella e grande:

Una volta abitavamo lì, mia moglie e io.

E’ morta?

E’ stata uccisa da alcuni colpi di pistola tre anni dopo la fine della guerra. Una sera alle dieci.

Lucas si siede accanto al vecchio:

Mi ricordo di lei. Abitavamo vicino alla frontiera. Rientrando dalla città avevamo preso l’abitudine di fermarci qui per bere dell’acqua e riposarci. Quando sua moglie ci vedeva dalla finestra, scendeva, ci portava dei grandi pezzi di zucchero di patate. Non ne ho più mangiato da allora. Mi ricordo anche il suo sorriso e il suo accento, e anche il suo assassinio. Ne parlava tutta la città.

Che si diceva?

Si diceva che era stata ammazzata per poter nazionalizzare le tre fabbriche tessili che le appartenevano.

Il vecchio dice:

Aveva ereditato quelle fabbriche dal padre. Io ci lavoravo come ingegnere. L’ho sposata ed è rimasta qui, amava molto questa città. Però ha conservato la sua nazionalità e «loro» hanno dovuto ammazzarla. Era l’unica soluzione. «Loro» l’hanno ammazzata in camera da letto. Ho sentito gli spari dal bagno.



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