Tutte le nostre maledizioni by Tamara Tenenbaum

Tutte le nostre maledizioni by Tamara Tenenbaum

autore:Tamara Tenenbaum [Tamara Tenenbaum]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2023-02-23T23:00:00+00:00


Le altre ragazze

Josefina è l’unica divorziata fra le diplomate del 2006 al Jesús María. È dell’89, come me. Ha le gambe lunghissime, i capelli lunghissimi e non mette mai i pantaloni, come le mie compagne delle elementari, non per religione ma per estetica. Non so se ha un papà. Se ce l’ha non ne parla mai e, se è morto, non parla mai della sua morte, forse è per questo che ho iniziato a interessarmi a lei. Nei suoi racconti c’erano solo lei, sua madre e le sue cugine, delle sue cugine sì che parla molto. Parliamo di loro, della vita della madre in campagna, di libri, di gente. Di cattolicesimo, anche; lei mi racconta cose e io le confronto con il mio passato.

Poco tempo fa ha incontrato nel 106 la direttrice del collegio, suor Anita, che le ha fatto gli auguri perché era venuta a sapere che si era sposata. Josefina le ha guardato le zampe di gallina e ha pensato quanto sia impressionante il materiale di cui sono fatti gli occhi: il quasi nero di quelli di suor Anita non si era stinto per niente, brillava come l’acrilico appena uscito dal tubetto e sembrava quasi innaturale fra le altre superfici, la pelle e le ciocche di capelli che si intravedevano sotto al velo. Suor Anita ha domandato a Josefina di sua madre e della proprietà in campagna, di cui non resta quasi niente, solo l’indispensabile perché ci viva la madre, e infatti Josefina lavora nella libreria del mio nuovo quartiere, la più bella di Villa Crespo, l’ho conoscuta lì ed è lì che chiacchieriamo sempre. Ma a suor Anita Josefina ha preferito dire tutto bene, tutto rose e fiori. Ha chiesto di suor Patricia e del coro del sabato, che a quanto pare da qualche anno è il coro del giovedì. Quando suor Anita le ha detto che doveva scendere, Josefina, che è alta, si è chinata per darle un bacio, ma suor Anita non se n’è accorta. L’ha presa per il gomito e il polso facendo degli strani rimbalzi, sorridendo e rivolgendo la fronte verso quella di Josefina, ma con lo sguardo calamitato dal pavimento. Le ha detto “ciao” accigliata mentre scendeva lo scalino rapidamente e senza appoggiarsi, come fanno i ragazzi, i maschi giovani. Sembrava sorpresa di aver incontrato Josefina sull’autobus.

Josefina è rimasta in piedi al centro della vettura, senza potersi aggrapparsi a nessun corrimano, ma c’era così tanta gente che era improbabile che cadesse. Ha guardato verso il fondo per cercare un posto più comodo, con la solita magnetica speranza nella parte posteriore dell’autobus, e ha incrociato uno sguardo che sembrava essersi poggiato da un bel po’ sul suo collo. Un ragazzo della sua età, della nostra età, con una maglietta vecchia, gli occhi celesti e il tatuaggio di una pianta carnivora sul collo, un tatuaggio aggressivo sulle vene dure, però in fin dei conti il tatuaggio di un fiore. Proprio mentre anche lei lo guardava negli occhi, la marea di passeggeri ha iniziato a muoversi: una donna stava provando a salire spingendo una sedia a rotelle.



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