Tutte le volte che vuoi by Jodi Ellen Malpas

Tutte le volte che vuoi by Jodi Ellen Malpas

autore:Jodi Ellen Malpas [Malpas, Jodi Ellen]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: One night trilogy - vol. 2
ISBN: 9788854186538
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2015-10-01T16:00:00+00:00


Capitolo diciassette

Il mattino mi dà il buongiorno pochi secondi dopo, o almeno così mi sembra. Mi sembra anche di essere bloccata e una rapida occhiata alla posizione di braccia e gambe mi conferma che sono bloccata. Completamente. Girandomi leggermente, controllo il suo volto sereno, alla ricerca d’indizi che lo stessi disturbando. Non ne trovo nessuno e il forte odore di whiskey stantio mi fa capire il perché. Arriccio il naso e trattengo il respiro, facendomi lentamente strada fuori dalla sua presa, fino a che non si rigira sulla schiena con un grugnito. Avrà bisogno di un caffè e di un’aspirina al risveglio. Controllo l’orologio, vedendo che sono solo le sette, quindi mi butto velocemente addosso i vestiti e mi affretto verso la porta. Non ci provo nemmeno a fare un caffè di suo gradimento. C’è un Costa Coffee dietro l’angolo. Ci penseranno loro al posto mio.

Prendendo le chiavi di Miller dal tavolo, lo lascio nel letto e mi dirigo automaticamente verso le scale, sperando di riuscire a tornare prima che si svegli e servirgli il caffè a letto. E l’aspirina. L’eco rimbomba tra i muri di cemento della tromba delle scale mentre scendo in punta di piedi, con i flashback del ragazzino perduto che mi balenano in mente, risvegliando la tristezza. Non importa quanto cerchi di ricacciarlo in fondo alla mente, il ricordo del viso in quella foto è troppo vivido. Ma il pensiero di essere in grado di riparare alle carezze perdute – e a tutte le altre cose perdute – mi riempie di determinazione.

Mi fiondo verso la porta dell’atrio e agito la mano verso l’usciere quando mi saluta, irrompendo nella fresca aria mattutina sentendomi senza fiato. Non lascio che il mio respiro affannato mi rallenti, comunque, e faccio una corsetta lungo la via, arrivando alla caffetteria in un lampo.

«Un almericano medio, due bustine di zucchero e quattro ristretti, macchiati», ansimo al ragazzo dietro al bancone, scaraventando giù la borsa dalla spalla. «Per favore».

«Certo», risponde, un po’ allarmato dalla mia espressione sconvolta. «Consuma qui?»

«Porto via».

«E quattro ristretti?»

«Sì, macchiati», ripeto. Se conoscessi gli standard di Miller, avrei preso un sorso per controllare, ma immagino che sappiano di chicchi di caffè ridotti in poltiglia e che abbiano un sapore simile al catrame.

Si mette subito al lavoro alla macchinetta, e mi ritrovo a contare i caffè mentre ci mette sopra la copertura dell’asporto. Non va abbastanza veloce, ma le buone maniere m’impediscono di mettergli fretta, quindi mi muovo impaziente sul posto, guardandomi alle spalle accigliata mentre sento riaffiorare in me quella bizzarra sensazione. Mi sento di nuovo osservata ma quando controllo la caffetteria, trovo solo impiegati e donne con le facce sui portatili, sorseggiando caffè e digitando sulle tastiere, quindi mi scrollo di dosso quello strano presentimento e torno a concentrarmi sul cameriere indolente. Ora sta perdendo tempo a pulire il beccuccio della macchinetta, fischiettando nel mentre.

«Potrebbe…». Mi fermo, bloccata dal ritorno di quella sensazione di essere osservata, ma stavolta dei brividi mi corrono lungo le spalle e mi viene la pelle d’oca.



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