Un colpo al cuore (Nero Rizzoli) by Piergiorgio Pulixi

Un colpo al cuore (Nero Rizzoli) by Piergiorgio Pulixi

autore:Piergiorgio Pulixi [Pulixi, Piergiorgio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2020-12-21T12:00:00+00:00


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Cimitero di Villacidro, provincia del Sud Sardegna

Le guglie dei cipressi oscillavano nella brezza mattutina. Dario Enardu fissava quella danza leggera, come ipnotizzato. Il gracchiare di un corvo lo riportò alla realtà. Posò gli occhi sulla lapide che aveva appena spruzzato di urina. L’immagine del ragazzino fusa sulla porcellana rinfocolò il suo odio. Quando l’aveva sorpreso, poco lontano da casa sua, Dario aveva ghermito dalla cassetta degli attrezzi nel baule del furgone una mazzetta da tre chili e gli aveva fratturato il cranio e un braccio, rotto un timpano e spappolato la ghiandola tiroidea. Dopo aver abbandonato il martello, aveva proseguito con quei badili che aveva al posto delle mani, accanendosi sul volto. D’un tratto si era interrotto, come folgorato da un’improvvisa intuizione: era ritornato al camioncino per afferrare delle tenaglie. L’idea era quella di strappare i denti al capetto della baby-gang, ma un gruppo di uomini l’aveva placcato, impedendoglielo.

Durante il processo, il PM aveva deciso di mostrare in aula le foto del cadavere dell’adolescente morto durante la corsa in ambulanza: aveva detto che non sembrava nemmeno un essere umano, ma un cane investito da un autocarro. L’anatomopatologo che aveva eseguito l’autopsia sul giovane aveva rivelato che, a seguito dei colpi, il ragazzo aveva subìto il distacco di entrambe le retine e lesioni ai nervi ottici talmente gravi che negli ultimi istanti di vita aveva perso la vista; anche se fosse sopravvissuto al pestaggio, sarebbe rimasto comunque cieco e paraplegico. Quando il patologo aveva elencato quei dettagli dal banco dei testimoni, Dario aveva sorriso, tanto che l’avvocato gli aveva dato una gomitata al costato per farlo smettere prima che i giudici se ne accorgessero.

Il Dentista sputò sopra la lastra di marmo e proseguì il suo pellegrinaggio all’interno del cimitero di paese. Si era recato lì all’apertura dei cancelli, per evitare di incontrare troppe persone. A parte una vecchia dalle carni vizze e dal colorito murino, impegnata a lavare delle vaschette portafiori all’ingresso e a cantare delle nenie in limba, in quel momento era solo.

Giunto alla tomba della figlia, si accucciò sulle ginocchia, socchiuse gli occhi e posò la fronte sul marmo, di fianco alla foto di Valentina.

Sapeva di non avere più molto tempo. Era stato attento e aveva preso tutte le precauzioni del caso, ma non era infallibile. In televisione avevano detto che a dargli la caccia c’era una squadra di più di venti investigatori, senza contare i detective informatici e la pericolosa incognita rappresentata da Strega, il criminologo che collaborava alle indagini. Il Verdetto aveva fatto una diretta dall’esterno della villa di Pintore, dicendo che la moglie era sotto interrogatorio nella questura di Cagliari. Di sicuro Maria Elena non aveva retto alle loro domande, pensò, e doveva aver riferito qualche elemento che gli era sfuggito. L’avrebbero scoperto. Da buona bestia braccata, lo fiutava nell’aria. Ma non gli importava più di tanto. Con un po’ di fortuna, una volta chiusa la pratica del magistrato, forse sarebbe riuscito a mettere le mani sulla terza vittima. Al momento era quello il suo obiettivo. Di più, non poteva sperare.



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