Un cuore sleale by Giancarlo De Cataldo

Un cuore sleale by Giancarlo De Cataldo

autore:Giancarlo De Cataldo [De Cataldo, Giancarlo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 2020-10-29T12:00:00+00:00


XXIII.

Manrico rincasò piuttosto presto, per le sue abitudini. Un vecchio amico, un medico con cui in anni passati aveva condiviso la passione della pallavolo, lo invitò a cena. Invito declinato.

– Stai diventando misantropo, – aveva scherzato quello.

Misantropo, forse, ma non misogino. E questo era il vero problema. La verità era che il silenzio di Maria Giulia lo opprimeva. Non riusciva, onestamente, a rimproverarsi alcuna cattiva condotta nei suoi confronti. E non comprendeva questo suo improvviso irrigidimento. Però non aveva voglia di vedere gente.

Camillo non lo accolse, come al solito. Voci eccitate provenivano dal boudoir di sua madre.

– Ancora niente.

– Un vero peccato, contessa.

– Protesterò con le autorità. È inconcepibile! Quanti ne avremo provati, Camillo?

– Almeno cinquanta, signora Elena.

– È inaudito…

Quando entrò nel sancta sanctorum della contessa madre, una bomboniera rosa piena zeppa delle vestigia delle trascorse glorie, scoprí che Elena, sotto lo sguardo vigile del maggiordomo, era letteralmente seppellita da un mucchio di «gratta e vinci» sui quali si accaniva con furia, brandendo una moneta da venti centesimi.

– Mamma, che stai facendo?

– Non lo vedi? Gioco!

Camillo, prudente, si ritirò con un inchino.

– Ma… ma saranno cento tessere!

– Non disturbarmi, per favore, sono in un momento critico.

– Dove diavolo li hai presi i soldi per… Ah, ora capisco. Il mio portafogli. Hai preso i soldi dal mio portafogli.

Elena lasciò cadere la moneta e si portò una mano alla fronte, con gesto teatrale.

– Ecco, lo sapevo! Vuoi negarmi anche la consolazione di un piccolo svago.

«Ecco, lo sapevo», le stesse parole di Maria Giulia. Era destino che fosse circondato da donne «che lo sanno». Sentí montare una furia gelida.

– Mamma, hai speso cinquecento euro in gratta e vinci.

– E allora? A cosa ti servivano quei soldi, eh? Ah, già, lui ora ha un’amante. E spenderà tutto per questa donna, invece di pensare alla sua povera, vecchia madre! Chi è questa poco di buono, questa Maria Giulia? Che razza di nome…

– Non solo mi derubi, ma ti intrometti pure nelle mie faccende private. Come fai a sapere di lei? Hai spiato nel mio cellulare!

– Io devo sorvegliarti! – quasi urlò lei, altezzosa. Intanto, aveva ripreso la monetina e si era messa a grattare una tessera vergine.

– Qua se c’è uno che deve sorvegliare sono io! Un giorno o l’altro finirai in qualche commissariato e dovrò venirti a ripescare.

Ma lei non lo stava piú a sentire. Sollevò trionfante la tessera.

– Camillo! Camillo, presto! Ho vinto cinquanta euro! Vammi a prendere altri dieci gratta e vinci!

Incrociò il maggiordomo, che accorreva premuroso, e lo scartò con un malgarbo che non gli era abituale. Corse a rifugiarsi nello studio, il cuore in tumulto. Sua madre stava mettendo a dura prova le sue capacità di resistenza. L’alternanza di momenti di lucidità e crisi di ludopatia stava venendo meno, a tutto vantaggio delle seconde. Quanto ancora avrebbe potuto andare avanti cosí? Pescò nell’archivio dei vinili e mise sul piatto una delle sue opere buffe preferite, il Don Pasquale di Donizetti. Il vecchio barbogio a un certo punto è ingannato dalla



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