Un miliardo di anni prima della fine del mondo by Arkadi Strugatski & Boris Strugatski

autore:Arkadi Strugatski & Boris Strugatski [Strugatski, Arkadi & Strugatski, Boris]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantascienza
ISBN: 9788871687735
editore: Marcos y Marcos
pubblicato: 2017-04-19T22:00:00+00:00

CAPITOLO SETTIMO

14. …il figlio di Zachar, che si era sistemato nell’angolo, sul divano, di tanto in tanto si metteva a deliziare la compagnia con la lettura di passi da una popolare enciclopedia medica, che Maljanov gli aveva passato in fretta per sbaglio invece della Vita degli animali.

Večerovskij, molto elegante in confronto con il sudato e arruffato Vajngarten, aveva ascoltato e guardato con curiosità quello strano bambino, alzando molto in alto le sopracciglia rosse. Non aveva ancora detto quasi niente, in sostanza, aveva fatto qualche domanda che era sembrata a Maljanov (e non solo a Maljanov) insensata. Per esempio, di punto in bianco aveva chiesto a Zachar se entrava spesso in conflitto con i superiori, e a Gluchov se gli piaceva o no guardare la televisione (era risultato che Zachar, in generale, non aveva mai avuto conflitti con nessuno, era così di carattere, e che Gluchov la televisione la guardava, gli piaceva, e non solo gli piaceva, gli piaceva moltissimo).

A Maljanov Gluchov era piaciuto molto. In generale a Maljanov non piacevano le persone nuove quando era coi suoi vecchi amici, aveva sempre paura che cominciassero a comportarsi in modo strano e che si creasse dell’imbarazzo. Ma con Gluchov tutto sembrava a posto. Era, in qualche modo, straordinariamente a suo agio e innocuo, piccolo, patito, col naso rincagnato, con degli occhietti castani dietro dei grandi occhiali con la montatura spessa. Appena entrato aveva bevuto con piacere un bicchierino di vodka offertogli da Vajngarten e si era visibilmente dispiaciuto quando aveva saputo che era l’ultimo. Quando lo avevano sottoposto all’interrogatorio incrociato, aveva ascoltato con molta attenzione tutte le domande, chinando la testa in modo professorale verso la spalla destra e dirigendo lo sguardo sempre a destra. No-no, rispondeva quasi come per scusarsi. No, non mi è successo niente del genere. Perdonatemi, ma io non riesco neanche a immaginarmela, una cosa del genere… La mia tesi? Ho paura che sia una cosa molto lontana da voi: “Le influenze culturali degli USA sul Giappone. Tentativo di analisi qualitativa e quantitativa”. Sì, sembra che siano state causate da qualche idiosincrasia, ho parlato con dei medici importanti - un caso, a sentire loro, rarissimo… In generale, con Gluchov, sembrava che avessero fatto un buco nell’acqua ma a ogni modo era un bene che fosse venuto. Era, in qualche modo, molto carnale, aveva bevuto con appetito e ne avrebbe voluto ancora, aveva mangiato il caviale con un piacere infantile, il suo tè preferito era quello di Ceylon, e, da leggere, più di tutto gli piacevano i gialli. Aveva guardato lo strano bambino di Zacharov con diffidenza e perplessità, di tanto in tanto scoppiava a ridere incredulo, ascoltava i racconti deliranti con straordinaria partecipazione, e si metteva a grattarsi le orecchie con le due mani dicendo “Sì, è stupefacente… È incredibile!…” In breve, di Gluchov Maljanov aveva capito tutto. Non aveva fornito nuove informazioni, né, tanto meno, c’era da aspettarsi che desse dei consigli.

Vajngarten, come sempre in presenza di Večerovskij, era come se si fosse un po’ ridotto, di volume.

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