Un perfetto colpevole by Sarah A. Denzil

Un perfetto colpevole by Sarah A. Denzil

autore:Sarah A. Denzil [Denzil, Sarah A.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2020-12-20T23:00:00+00:00


Capitolo tredici

Susanne non si ferma mai a fare due chiacchiere. Di solito mi aspetta sulla soglia di casa, con il cappotto addosso e la sigaretta sulla bocca, pronta a salutarmi con un cenno e a tagliare la corda. In genere sento la mancanza della tazza di tè e delle conversazioni con Erin, ma oggi no. Sapere che Susanne muore dalla voglia di andarsene da casa nostra il prima possibile, oggi mi dà sollievo. Posso restare sola con Mamma. Con le domande che voglio porle.

Sta guardando la televisione seduta sul divano, incollata a una di quelle soap australiane che danno nel tardo pomeriggio. Sono ansiosa di parlare del mio ricordo, vorrei prenderla per le spalle, scuoterla e costringerla a spiegarmi cosa significa. E, invece, ripenso alla conversazione avuta con Chloe. Mamma è come una bambina sotto questo punto di vista e si insospettisce subito se vado dritta al punto. Già so che mi ha tenuto nascoste delle cose. Devo proseguire con cautela.

Infilo le ciabatte con un sospiro esagerato. «Che giornata faticosa. A te com’è andata, Mamma? Ti trovi bene con Susanne?»

«Preferivo quell’altra», risponde senza staccare gli occhi dalla televisione. «Almeno lei si degnava di scaldarmi la zuppa prima di rifilarmela».

«La sgriderò, se vuoi». No che non lo farò, a meno che non sia strettamente necessario. Susanne fa paura quasi quanto mia madre, e non sono mai stata capace di tenerle testa. «Che ne dici di una bella tazza di tè?»

«Va bene».

«Ottimo». Vado in cucina ignorando l’ansia che mi monta dentro e non mi lascia più. Sono impaziente, non penso ad altro che ad accelerare le cose.

«Non farlo insipido come al solito», mi urla dall’altra parte della parete. «Lascialo stare in infusione per un po’, come ti ho già detto». La sento borbottare a voce più bassa, di sicuro mi starà criticando perché non seguo mai come si deve le sue istruzioni.

Continuo a sentire quel borbottio attutito mentre faccio avanti e indietro per la cucina, in attesa che l’acqua si decida a bollire. Altre critiche da aggiungere alla lista. Non posso preparare neanche una tazza di tè senza che mi dica quello che devo fare. Sono sempre state così le cose fra di noi. Lei mi critica, e io incasso in silenzio. Se mi dice che ho i capelli troppo lunghi, vado a tagliarli. Così poi dice che sono troppo corti e mi stanno male. Non fa che ripetermi che i miei vestiti sono vecchi e trasandati e che non riuscirò mai a trovare un uomo. Se compro un vestito nuovo, dice che sembro una facile. E poi c’è la mia mascella, figuriamoci se la dimentica.

Ma, ovviamente, devo lasciare il tè in infusione. Verso l’acqua sulla bustina e ricomincio a passeggiare nervosamente per la cucina. Le altre persone non sarebbero così pazienti con lei. Scapperebbero di corsa, lasciandola sola con la sua cattiveria. Io sono cresciuta con la convinzione che volesse davvero il meglio per me, come non faceva che ripetere. Diceva che il mondo mi avrebbe schiacciato, ma che lei poteva impedirlo se non l’avessi mai abbandonata.



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