Una coperta di neve by Enrico Camanni

Una coperta di neve by Enrico Camanni

autore:Enrico Camanni
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2020-02-06T12:00:00+00:00


1. Piero Gobetti, Commiato, in “Il Baretti”, anno III, n. 3, 16 marzo 1926.

XXIII

Lunedì 25 giugno, sera, trattoria

Andò a letto all’una e mezzo del mattino, calcolando il tempo che gli restava da dormire. Poco. Cinque ore non bastavano. La via più famosa di Gaston Rébuffat non era una passeggiata: alta quota, pochi chiodi, roccia da interpretare. A tremilaottocento metri fanno fatica anche le guide alpine.

Avevano fatto tardi. Martina era uscita alle nove dall’ospedale, il ristorante era chiuso e avevano guidato chilometri per trovarne uno aperto. Lui su un’auto e lei sull’altra, come due anime in pena. Quando finalmente si erano seduti a una tavola apparecchiata uscivano già le stelle, eppure Nanni sentiva ancora il peso del pranzo sullo stomaco.

Al margine della notte la genovese mostrava una luce speciale in fondo agli occhi, che lui attribuiva al ritorno di Maurizio. “Fanno le dure ma poi gli manchiamo” pensava Settembrini. Invece non era per Maurizio, e neanche per lui, e nemmeno per le stelle. La luce riguardava l’intimità tra Martina e Lavinia, di cui era sempre più geloso. Si sentiva estromesso dalla relazione. Le donne lo tenevano all’oscuro. Gli tacevano dei segreti.

Per punizione le aveva nascosto la confezione di cioccolato al gianduia e l’aveva afflitta con i lamenti di sua madre, le beghe di corso Giulio Cesare e le guerre del quartiere multietnico: cinesi, marocchini, piemontesi, napoletani, nigeriani, storie lontane di lontanissimi mondi. Martina ascoltava senza battere ciglio e lo fissava sempre con quella luce, facendolo deragliare. Gli occhi verdi dicevano che ogni storia c’entrava con loro e la donna della valanga, perché era la vita delle persone. L’insopprimibile bisogno di vivere.

«Hai fatto tardi, in ospedale.»

«Sì, scusami, non ho guardato l’orologio. Quando hanno spento le luci del reparto ho chiuso la porta e abbiamo continuato a parlare. Lavinia non aveva voglia di dormire, voleva che restassi ancora, e l’infermiere ha fatto finta di niente.»

«Che cosa vi dite? Posso chiedertelo?»

«Parliamo di odori. E anche di libri.»

«È una nuova terapia, dottoressa?»

«L’ha decisa lei. Non aveva scelta. Le trame e gli odori sono le uniche cose che Lavinia ricordi. Quando pensa alla sua vita chiude gli occhi, cattura i profumi e me li racconta. Il suo naso ha una memoria prodigiosa e la testa traduce per me. Riesce a trovare l’aggettivo per ogni odore, è precisissima. Hai presente gli intenditori di vini? Quelli… come si chiamano… i degustatori. Sai quelle strane parole che s’inventano per descrivere i sapori? “Amabile ai petali di viola con retrogusto ambrato al sentore di liquirizia…” Sono espressioni da psicopatici, però quando assaggi il vino ti sembra che sia proprio così.»

«Sono talmente sbronzi che se li sognano, i petali di liquirizia.»

«Non sono sbronzi!, scemo… Mi hanno detto che lo assaggiano e poi lo sputano.»

«Si dicono tante cose, dottoressa. Se li vedi sputare un barolo da duecento euro chiamami.»

Mentre ridevano e si osservavano di nascosto, lei diffondeva più che mai quella luce. Era incantevole sotto la luna. Nanni la vedeva come un’ostetrica intenta a cavare una vita dal buio; forse, dopo il



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.