Un'ora di fervore by Muriel Barbery

Un'ora di fervore by Muriel Barbery

autore:Muriel Barbery [Barbery, Muriel]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Edizioni e/o
pubblicato: 2023-09-05T22:00:00+00:00


C’erano gli amici di sempre, i colleghi del teatro in cui Isao era direttore di scena e una quantità astronomica di sakè. Un fratello di Isao, l’unico che Tomoo avesse mai frequentato, li raggiunse mentre stava cominciando un’alternanza di bevute e discorsi che prometteva di durare tutta la notte. Si beveva, qualcuno si alzava a parlare, si beveva di nuovo, qualcun altro si alzava e parlava. Tomoo, accasciato nella stessa poltrona in cui aveva sofferto il suo grande amore, ascoltava senza bere. Attori e tecnici raccontavano aneddoti di teatro, gli amici rievocavano episodi d’amicizia e tutti erano ebbri di sakè e di dolore. A un certo punto Keisuke si rivolse al fratello di Isao.

«Allora, Ieyasu, credi nella vita ideale?».

Ovviamente l’altro era troppo ubriaco per rispondere.

«Non esiste» continuò Keisuke. «Non giudicare con troppa severità i tuoi genitori e i tuoi fratelli, credono in quello che viene detto loro di fare anziché fare quello in cui credono, e in questo sono come tanti altri. Isao invece credeva solo nell’umanità, motivo per cui era di quegli uomini con i quali è possibile una vita ideale».

Ci furono mormorii di approvazione e Tomoo finalmente bevve quattro bicchieri uno dopo l’altro. Verso le dieci si presentò al veliero Jacques Melland accompagnato da un giovane che, come lui, portava una lavallière nera. Fece le condoglianze a Tomoo in giapponese, poi indicò il figlio e disse:

«Vorrei che imparasse».

Il ragazzo si presentò in un giapponese incerto: disse che si chiamava Édouard, che era felice di fare la sua conoscenza e aggiunse in inglese che gli dispiaceva per Isao.

«Quanti anni hai?» domandò Tomoo.

«Sedici» rispose lui.

Dalla finestra si vedeva il ciliegio laccato dall’inverno e dalla notte, sotto il lampione. Man mano che il tempo passava alcuni ospiti si addormentavano sui tatami, altri se ne andavano, finché a chiacchierare e bere rimasero solo i due francesi e il terzetto degli amici giapponesi. Da principio si sforzarono di parlare inglese, ma poco dopo, grazie anche al sakè, tornarono al giapponese e Haru, l’unico che ne fosse ancora in grado, traduceva per Jacques, che capiva abbastanza bene, e Édouard, che non capiva niente. Anche Tomoo perdeva qualche colpo e verso mezzanotte fece ripetere due volte a Jacques la domanda sulla morte di Isao che quest’ultimo gli aveva fatto.

«Una malattia fulminante» rispose dopo aver capito. «L’inferno è qui accanto, ci si cade dentro attraversando un banco di nebbia».

Keisuke, che stava dormicchiando, raddrizzò la testa.

«L’inferno?» disse. «Ho solo un’ora per vivere eppure mi è vietato morire. Il mio destino è sopravvivere ai miei cari e sto qui come un cretino ad aspettare che moriate tutti». Ruttò, poi si servì da bere. «Ma il tuo destino è diverso» aggiunse guardando Tomoo.

Haru tradusse per Jacques e Édouard.

«Ah, avevo capito bene» disse Jacques. «Io morirò prima dei miei, ma anche l’ora è passata e ormai non mi resta che ammazzare il tempo». Si voltò verso il figlio. «Ti voglio bene, ma tu capisci, sto parlando della mia vita di uomo».

«In che cosa il destino di Tomoo è diverso?» chiese Édouard.



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