Urania 0063 - Galassia maledetta (con illustrazioni) by Francis Carsac

autore:Francis Carsac
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Urania, fantascienza, narrativa
editore: bandinotto
pubblicato: 2013-06-18T19:37:00+00:00

notai una vasta forma piramidale, straordinariamente regolare. La mostrai a Ulna e lei regolando le manopole, poté distinguerla nei particolari. E le udii mormorare:

«Signore Etahan! Era un pianeta umano!»

Era una città infatti, o per lo meno quello che ne restava. Ingrandiva rapidamente e la sua forma approssimativa di piramide si risolveva gradatamente in campanili, in obelischi slanciantisi furiosamente verso il cielo nero, sempre più fitti a mano a mano che si avvicinavano al centro. La sua superficie si stendeva per migliaia di ettari e il suo più alto campanile saliva a più i mille metri. Restai trasognato: quale fantastica civiltà distrutta da milioni e milioni d’anni, aveva costruito quella città? Come tu sai, l’archeologia m’ha sempre appassionato. Mi prese un desiderio invincibile di sbarcare. Lo dissi ad Akéion.

«Prima faremo il giro del pianeta. Se non vediamo Mislik, sbarcheremo.»

Per alcune ore sfilarono sotto i nostri occhi i continenti gelati. In infinite località scorgemmo rovine, mai però cosi grandiose. Nonostante i frequenti passaggi a volo radente, non riuscimmo a scorgere neppure un Mislik, Ritornammo perciò verso la fantastica città morta, che illuminammo con un raggio di riflettore. Sotto la luce, le costruzioni scintillarono d’aria gelida e dorata.

Atterrammo sopra una grande piazza, ai piedi d’un piccolo campanile la cui cima si perdeva nel cielo. Decidemmo che Ulna e io saremmo scesi a terra, mentre Akéion sarebbe rimasto nello ksill, pronto a ogni evenienza. Rivestimmo i nostri scafandri, prendemmo riserve d’aria per dodici ore, alimento in compresse, da poter consumare in scafandro, le nostre armi e una buona dotazione di munizioni.

Quindi uscimmo.

Esitammo un attimo sulla direzione da prendere. Lo ksill si trovava in una piazza lievemente circolare, dominata per ogni lato da enormi costruzioni. Al contatto del velo di calore, l'aria solida si liquefaceva, si vaporizzava, e un denso vapore ci nascose subito il nostro apparecchio. Non ce ne preoccupammo e avanzammo diritto davanti a noi.

Entrammo sotto il voltone di una strada coperta. Tutte le porte, di metallo verde, erano chiuse. Mi parvero stranamente basse rispetto alla grandezza degli edifici. Proseguimmo per un chilometro circa, evitando di imboccare le traverse, per non smarrirci. Le facciate erano disperatamente nude, senza alcuna iscrizione, senza alcuna scultura, senza alcunché che potesse parlarci di quella umanità scomparsa. Pensavo di forzare qualche porta che si trovasse in cattive condizioni, quando sentimmo tremare il suolo sotto i piedi. Presagendo una catastrofe, afferrai per mano Ulna e la trascinai, correndo verso la piazza. Là dove poco prima avevamo lasciato lo ksill, non c`era altro che un enorme, ammasso di materie diverse, di pietre e metallo. Il campaniletto di sinistra, probabilmente sotto l'azione del calore era crollato sull'"Ulnaten-Sillon". Di tanto in tanto, senza rumore, cadevano ancora frantumi, accumulandosi a piramide. Ulna s'appoggiò a una parete, e l’udii mormorare:

«Hen! Akéion, Akéion sétan son!»

Tutto era immobile. Silenziosamente un'enorme intelaiatura cadde giú a sua volta, fece due o tre sobbalzi, s'immobilizzò in cima alla piramide. Eravamo perduti su quel pianeta ignoto, con ancora undici ore di aria respirabile, lontani miliardi di leghe da ogni soccorso.

Fu

scaricare

Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.