Urania 0515 - I nomadi dell'infinito by Poul Anderson

autore:Poul Anderson [Anderson, Poul]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: PIPPO
editore: Mondadori
pubblicato: 2011-01-19T09:26:35+00:00

12

E il tempo passava.

All'interno dell'astronave c'era sempre accesa la luce, freddo pulsare nei corridoi e nei locali pubblici dove la gente camminava indaffarata o sedeva in paziente attesa. Si poteva avere il buio soltanto nelle cabine individuali, girando l'interruttore.

Fuori c'era la notte piena di stelle, grandissime ed eterne.

Il tempo non esisteva. Le lancette degli orologi compivano giri completi scandendo il passare di giorni e ore senza significato. Per gli uomini, giorno e notte, mattino e sera significavano soltanto dormire e svegliarsi, mangiare, lavorare, oziare, aspettare. I vecchi sognavano quello che era già stato, i giovani quello che ancora doveva essere. Ma tutto era soltanto un infinito presente.

Nella memoria di Trevelyan erano stampati alcuni episodi. Ricordava i discorsi fatti con i Nomadi, soprattuto con Joachim. Storie di viaggi lunghissimi compiuti nel freddo splendore galattico. Ricordava le sue passeggiate con Nicki lungo il labirinto dei corridoi scavati nel cuore dell'astronave.

Ricordava quella volta in cui un giovane bruno dagli occhi tristi, Abbey Roberto, lo aveva preso in disparte per raccontargli che Ilaloa era una strega. Sean aveva spiegato poi al Coordinatore che Roberto si era ficcato in testa quell'idea da quando gli era giunto all'orecchio qualcosa riguardo al potere telepatico della ragazza. Ricordava mormorii e occhiate di traverso al passaggio di Ilaloa… E la tensione aumentava, a bordo dell'astronave, mentre l'apparecchio trasportava i suoi uomini sempre più addentro a un mistero che avrebbe scosso anche menti più stabili di quella di Abbey Roberto.

Comunque il "Peregrine" aveva adesso una meta abbastanza definita. Il punto dello spazio dove l'universo assumeva l'aspetto caratteristico descritto dalla visione in Ilaloa poteva essere identificato con sufficiente precisione.

Trascorse un mese. Poteva anche essere passata una settimana o un secolo. Ma gli orologi dicevano che si trattava di un mese.

Quel giorno si trovavano nel parco, tutti e quattro. Insieme. Perché sentivano il bisogno di stare in compagnia, di parlare. Nicki sedeva a gambe incrociate accanto a Trevelyan, una mano infilata sotto il braccio del Solariano. Di fronte a loro stava Sean, che teneva Ilaloa stretta al fianco.

Il parco era il più vasto compartimento dell'astronave dopo i locali adibiti a stiva, e il più importante dopo la sala macchine. Ma era indispensabile che fosse tanto grande e così importante.

Nell'epoca delle grandi città gli uomini si erano rinchiusi in quelle montagne di vetro e cemento di loro creazione, e non era strano che vivendo in quelle condizioni molti fossero impazziti. Che dire dunque di una umanità rinchiusa in uno scafo fatto di metallo e pura energia, in mezzo alle stelle! Non avrebbero resistito a lungo senza il sollievo che dà a volte sentire l'erba fresca e umida sotto i piedi, il fruscio delle foglie, e lo scorrere di acqua gorgogliante.

Nel parco si tenevano le assemblee, durante le quali il capitano parlava ai suoi uomini ammassati di fronte a lui sull'ampio tappeto verde. Ma quel giorno c'erano soltanto bambini che giocavano. Perché quello era un parco proprio come lo si intende di solito, cioè un posto dove crescono alberi, alberi della Terra, e si

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