Urania 0663 - Alpha Aleph by Frederik Pohl

autore:Frederik Pohl [Pohl, Frederik]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: PIPPO
editore: Mondadori
pubblicato: 2012-04-09T14:21:36+00:00

5

La mia aerolancia se ne stava presso la spaziopista, e per arrivarci si usavano gli stessi mezzi che servivano a raggiungere la pista stessa: l’ascensore, fino alla camera stagna di superficie, poi il trattore a chiusura ermetica per percorrere il tratto sul terreno arido e tormentato, col vento che investiva a trecento all’ora. Normalmente tenevo il veicolo sotto il riparo di gomma spugnosa: non si può lasciare niente esposto sulla superficie di Venere, neanche se si tratta di acciaio inossidabile. Avevo fatto togliere la gomma quel mattino, quando avevo controllato l’aerolancia e caricato le scorte. Ora era pronta. Riuscivo a distinguerla attraverso gli oblò del trattore a cingoli, nella foschia giallo-verdastra dell’esterno. Anche Cochenour e la ragazza l’avrebbero vista, se avessero saputo dove guardare.

— Avete litigato con Dorrie? — gridò Cochenour al mio orecchio.

— No — gli gridai di rimando.

— Comunque, non me ne importa. Non è necessario che proviate simpatia reciproca, basta che facciate quello che voglio io. — Tacque un attimo, per lasciare riposare la gola. — Santo cielo, che vento!

— Zeffiro — dissi. Non aggiunsi altro, perché non ce n’era bisogno. La spaziopista è circondata da una zona notevolmente riparata, almeno rispetto agli standard Venusiani: il rilievo orografico spinge anche i venti più deboli in alto, al di sopra di essa, e giù arriva soltanto una specie di vortice secondario. Il lato positivo della cosa è che il decollo e l’atterraggio sono piuttosto facili; quello negativo, è che alcuni dei composti metallici pesanti dell’atmosfera si depositano sulla pista. Ciò che su Venere viene chiamata “aria”, contiene rosso solfuro di mercurio e cloruro mercuroso negli strati inferiori, e quando si sono superati questi, arrivando alle graziose nuvolette che han l’aria di morbidi batuffoli, si scopre che alcune sono fatte di acido cloridrico o fluoridrico.

La navigazione su Venere è tridimensionale. E’ discretamente facile spostarsi orizzontalmente da un punto all’altro: i radarfari del veicolo collegano al radiosentiero e segnano continuamente la posizione sulle carte. Il difficile è trovare la quota giusta; per questo la mia aerolancia ed io valevamo un milione di dollari.

Eravamo ormai arrivati, e il muso telescopico del trattore si stava inserendo nella camera stagna del mio veicolo. Cochenour guardò fuori dall’oblò. — Niente ali! — gridò, come se io lo avessi imbrogliato.

— Niente vele e niente catene! — gli gridai di rimando. — Salite a bordo, se volete parlare! Sarà più facile, nell’aerolancia.

Percorremmo il tubo di raccordo, poi aprii il portello e salimmo a bordo senza difficoltà.

Un’aerolancia è qualcosa di molto importante, su Venere, io ero stato davvero fortunato a poterla acquistare e, in parole povere, le volevo bene. La mia poteva contenere dieci persone senza l’attrezzatura; ma con tutto quello che la sezione acquisti di Sub Vastra ci aveva venduto e che l’agenzia 88 aveva dichiarato indispensabile, c’era spazio a malapena per tre. Ero preparato a ricevere frecciate sarcastiche, come minimo; invece Cochenour si guardò intorno quel che bastava per individuare la cuccetta più comoda, poi le si avvicinò e dichiarò che era sua. E io rimasi con tanto di naso.

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