Vita e avventure di Riccardo Joanna by Matilde Serao

Vita e avventure di Riccardo Joanna by Matilde Serao

autore:Matilde Serao [Serao, Matilde]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-11-23T23:00:00+00:00


IV.

IL QUARTO D'ORA DI RABELAIS.

L'ultimo redattore se ne andò, sbattendosi dietro l'ultima vetrata dell'ufficio, saltando a due a due gli scalini. Riccardo Joanna restò solo nella stanza piena di fumo, ove ancora c'era una penombra del giorno, ove già il gas asfissiante ardeva. Il bel Riccardo, affranto da quella fatica divorante che da tre mesi gli rompeva, gli macinava, gli stritolava la vita, non si mosse dalla scrivania sulla quale i giornali sforbiciati e i frammenti di carta scombiccherati stavano in confusione come gli avanzi d'una battaglia dopo il combattimento. Steso nella poltrona di reps giallo e rosso, a strisce, il virginia fra i denti, i capelli anch'essi confusi come tutto il resto della sua esistenza, si riposava nella stanchezza profonda del suo cervello, si ubbriacava dell'amarezza immortale della sua anima.

Nella redazione deserta, ove egli solo soffriva, l'ultimo numero dell'Uomo che ride pareva ancora in elaborazione; sopra un tavolinetto Giulio Frati aveva lasciato le spoglie del suo violento articolo contro le tariffe doganali di Bismarck, alcuni foglietti sporchi e un numero del Temps spiegato; davanti a Riccardo Joanna, arrotolato e sudicio di stamperia, c'era l'originale dell'articoletto anodino di Paolo Stresa sulle pitture della basilica di San Clemente; alle sue spalle, infissi al chiodo e aperti, i telegrammi particolari da Milano, che si stampavano con la data di Parigi, di Berlino e di Londra; e qua e là un po' di tutto, un volume del Bouillet ch'era servito a Bertarelli per fare un capocronaca sulla inaugurazione della lapide a Stephenson, nella stazione di Roma e sull'invenzione della locomotiva, e un volume dei discorsi di Gambetta che doveva servire a lui per un articolo contro Rochefort che non aveva poi fatto, un romanzo di Ottone di Banzole, e un ombrello lasciato da Bagatti, poichè verso sera non pioveva più. Queste spoglie fugaci del giornale che in quel momento era in macchina per l'edizione di provincia, assistito da altri, accompagnato da altri alla luce, gli davano una tristezza infinita. Che gl'importava più, oramai, di ciò che conteneva il giornale? Purchè il giornale uscisse, comunque, purchè non morisse d'anemia una sera, che i cilindri d'una macchina tipografica, accanto ad un'altra macchina che versava a fiotti continui un altro giornale più fortunato e più forte girassero anche pel suo! Ecco tutto. I suoi sogni erano svaniti. Egli, Riccardo Joanna, il brillante articolista, il poeta della prosa quotidiana, il cronista mondano e fosforescente, l'istoriografo dei balli e dei concerti, tutto scintillante di aggettivi e di metafore, era schiacciato sotto il peso del suo sogno ambizioso, era soffocato sotto la mole della sua impresa gigantesca, non esisteva più. Da quindici giorni non poteva più scrivere, neppure un articoletto politico pieno di paradossi e di fuoco, neppure una di quelle sfuriate polemiche così impetuose che lo facevano ammirare anche da quelli che non si volevano abbonare all'Uomo che ride. Sopraffatto dalla belva famelica ed urlante ch'egli aveva sguinzagliata, il bell'adoratore del caviale e delle donne aveva smarrito tutti i suoi aggettivi e le sue metafore: uno era il



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