Vite in attesa (Garzanti 2021-03) by Julia Sabina

Vite in attesa (Garzanti 2021-03) by Julia Sabina

autore:Julia Sabina [Sabina, Julia]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 2021-03-10T23:00:00+00:00


15.

Non avevo voglia di tornare in università e neppure in biblioteca, però ormai eravamo a metà febbraio e dovevo sbrigarmi a consegnare l’indice e le prime pagine della tesi a monsieur Lemaître. Decisi di andare a leggere al Le Relax. Mi sedetti in un angolo e aprii un libro. Preparai il quaderno accanto e una penna per prendere appunti.

Hubert si precipitò a pulirmi il tavolino.

«Com’è andato il congresso?»

«Non molto bene», tagliai corto, rimettendomi subito a leggere per evitare che proseguisse con le domande.

Se ne andò allungando i suoi passi magri e sgraziati sul pavimento alla veneziana. Dopo neanche un minuto ricomparve con una birra 1664 in una mano e una ciotola di noccioline nell’altra.

«Offre la casa.»

La birra e le noccioline mi aiutarono a concentrarmi su un libro di Jurij Lotman che mi aveva prestato Alessio, sostenendo che poteva essermi d’aiuto. Madame Brutin ci aveva insegnato nei suoi seminari che un bravo ricercatore era come una gallina che mangiava un po’ di grano e sollevava la testa a posteriori per poter deglutire. Era così che doveva procedere il pensatore: leggere come la gallina mangia i chicchi di grano e poi sollevare la testa per deglutire quello che ha letto, incorporarlo e cominciare a pensare. E così mi misi a leggere.

L’arte è inseparabile dalla ricerca della verità. Eppure è necessario sottolineare che la verità del linguaggio e la verità del messaggio sono concetti essenzialmente distinti.

Avevo deciso che dopo ogni paragrafo non avrei mangiato il grano, ma preso un sorso di birra e una manciata di noccioline.

Per apprezzare questa differenza, proviamo a immaginare da un lato una serie di enunciati sul carattere autentico o fallace della soluzione di un certo problema, sull’esattezza logica di una certa affermazione.

Sorso di birra.

…e dall’altro una serie di ragionamenti sull’autenticità della geometria di Lobačevskij o della logica quadrivalente…

Finii la birra. Ne ordinai un’altra.

Andai avanti così per un bel po’. Una volta tanto, mi sembrava di capirci qualcosa. Hubert mi guardava con rispetto, come se fossi uno dei suoi. Ma a un certo punto mi alzai, inciampai per tutta la birra che avevo trangugiato e caddi a faccia in giù. Sentii la superficie fredda sotto di me e le mani di qualche ubriacone fisso del bar che cercavano di sollevarmi. Mi rimisi in piedi e passai alcuni secondi a ripulirmi i pantaloni con i palmi delle mani anche se non erano sporchi. E quando tornai a sedermi di fronte al libro di Jurij Lotman scoppiai a piangere. Hubert mi si sedette accanto e mi abbracciò.

«Quando scrivi una tesi di lettere o belle arti sei molto solo, è una prova contro te stesso e contro il mondo intero», mi rassicurò. «Perché non cambi il titolo? Anch’io il primo anno sono rimasto bloccato, ma poi quando l’ho cambiato tutto ha ricominciato a scorrere. Cambiare il titolo è come cambiare la direzione», mi ripeté.

“Ma come faccio a cambiare direzione? Direzione di cosa? Per avere una direzione bisogna aver fatto almeno un po’ di strada”, pensai senza aprire bocca.

Ripresi a studiare, ma non riuscivo ad andare avanti.



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