Wilbur Smith by un'aquila nel cielo

Wilbur Smith by un'aquila nel cielo

autore:un'aquila nel cielo
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-12-31T05:00:00+00:00


Rimase fermo in quella guisa, puntato contro la corrente, e aspettò, tenendo lo sguardo fisso a monte. Vide il tronco d'albero arrivare veloce sull'acqua, con le radici che sporgevano come braccia imploranti. Ondeggiava nella corrente e gli sarebbe passato vicino.

Calcolò l'attimo giusto e poi si slanciò alla sua volta. Una mezza dozzina di energiche bracciate glielo fecero raggiungere e si aggrappò a una delle radici. Immediatamente fu trascinato fuori dei fasci di luce dei fari, nella furia rombante del fiume. L'albero rotolava e procedeva a strattoni, trascinandolo sotto e riportandolo fuori ansimante e semistrozzato.

Qualcosa lo colpì di striscio e sentì la camicia strapparsi e, sotto di essa, la pelle lacerarsi. Poi si trovò di nuovo sott'acqua, roteando vorticosamente, con le braccia sempre disperatamente aggrappate al tronco.

Tutt'attorno a lui l'oscurità era invasa dalla furia e dalla minaccia dell'acqua impazzita, che lo schiaffeggiava e fustigava con la propria forza bruta, mentre pietre e legni dispersi lo graffiavano e ferivano.

Improvvisamente sentì il tronco arrestarsi sbattendo contro un ostacolo, poi girare su se stesso e riprendere a ondeggiare nella corrente.

David era accecato dall'acqua fangosa e sapeva che esisteva un limite a quell'impresa, oltre il quale non avrebbe potuto sopravvivere.

Già stava rapidamente perdendo le forze. Sentiva mente e movimenti rallentare, come un pugilatore martellato alla decima ripresa.

Puntò tutto sulla possibilità che l'ostacolo contro cui il tronco era andato a sbattere fosse la riva opposta, per cui mollò la presa mortale sul tronco e scattò via di lato, fendendo la corrente con energia disperata.

Le bracciate di crawl lo portarono a finire tra i rami pendenti di un rovo. Le spine gli lacerarono la carne del palmo quando lo chiuse sopra di esse. Gridò di dolore ma mantenne saldamente la presa.

Lentamente si trascinò fuori dell'acqua e si inerpicò su per la riva, scosso da colpi laceranti di tosse a causa dell'acqua che gli era penetrata nei polmoni. Lontano dal fiume, cadde con la faccia nel fango e vomitò una boccata di acqua, che gli esplose dalla bocca e dal naso.

Rimase a giacere a lungo, esausto, finché la tosse non rallentò e fu nuovamente in grado di respirare. La corrente gli aveva strappato le scarpe dalla cintura. Si trascinò in piedi e procedette a tentoni nell'oscurità. Correndo, si tenne una mano davanti al volto, togliendosi le spine dal palmo con i denti.

Sopra di lui c'erano ancora le stelle e alla loro debole luce trovò la strada, prendendo a correre lungo di essa, raccogliendo nuove energie a ogni passo. Ora ogni cosa era assolutamente immobile: si sentivano soltanto lo sgocciolio dell'acqua dagli alberi e, di quando in quando, il borbottio lontano di un tuono che rompeva il silenzio.

A tre chilometri dalla dimora, David individuò la massa oscura di qualcosa sul margine della strada, e solo quando fu a pochi passi da essa si rese conto che si trattava di un'automobile, una Chevrolet ultimo modello. Era stata abbandonata, affondata in una delle voragini fangose aperte dalla pioggia.

Le portiere non erano chiuse e David accese la luce interna, nonchè quelle di posizione.



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