Williamson Jack - 1980 - Il ritorno degli umanoidi by Williamson Jack

autore:Williamson Jack
La lingua: ita
Format: mobi, epub
pubblicato: 2012-04-26T12:39:48+00:00

— Mia madre… — Keth balbettò nel disperato tentativo di rimediare — mia madre era convinta che gli alberi della mente fossero rodomagnetici.

— Gli alberi della mente? Cosa sono?

— Gli indigeni li chiamano — si trattenne in tempo dal pericolo di dire troppo — li chiamano in un altro modo. Non ricordo come.

— Perché tua madre pensava che fossero rodomagnetici?

— Non saprei dirtelo — rispose lui sforzandosi di sembrare convincente. — Roba di tanti anni fa… non saprei…

— Ma lei aveva attrezzi rodomagnetici?

— Non credo, e ormai è inutile cercare di saperlo. Tutto quello che aveva è scomparso nella giungla insieme a lei.

Chelni si chinò a fissarlo per un altro interminabile momento, silenziosa e intenta. Lui si sforzò di sorridere ma in cuor suo tremava di paura. Non riusciva a parlare, e nemmeno a pensare.

— Se è tutto qui… — mormorò lei, ritraendosi. — Per un momento mi hai spaventata. Devi sapere che gli umanoidi sono stati vittime di scienziati che cercavano di cambiare la loro Direttiva Primaria o addirittura di distruggerli. È terribile solo a pensarci! — Scrollò la testa rabbrividendo. — Ma lasciamo perdere gli umanoidi e parliamo di noi. — Tornò a riempire i bicchieri. — Fidati di me, Keth — sussurrò. —

Sono così felice di averti ritrovato. Ti amo, e sono libera di amarti senza più preoccuparmi di niente e di nessuno.

— E il Contrammiraglio? — Chi? Mio cugino Zelyk?

— rispose lei con tono sprezzante. — E sempre stato uno stupido grassone. S’inonda di profumo per nascondere la puzza del suo corpo e sbava disgustosamente nell’intimità.

Sono cose, queste, che neanche gli umanoidi possono cambiare. Ma lasciamo perdere il Contrammiraglio — aggiunse porgendogli un’ altra volta il bicchiere. — Parlami piuttosto di te. Ti sarai diplomato,immagino. Dimmi cos’hai fatto.

Lui prese tempo sorseggiando il vino, nel timore di compromettere suo padre e Cyra rispondendo troppo precipi-tosamente.

— Ho lasciato l’Accademia e sono andato nella Zona —

disse. — Speravo di trovare qualche informazione, qualche traccia della sorte toccata alla «Fortune».

— Speravi di potermi ritrovare? Di salvarmi? — esclamò lei con calore. — Grazie, caro. — Si fece seria e pensosa prima di continuare: — Credo che gli umanoidi faranno evacuare la Zona. A loro non interessa Malili. Quando mio padre lo saprà gli verrà un colpo. Mi pare di vedere la sua faccia quando vedrà per la prima volta un umanoide. — Ridac-chiando si chinò verso Keth. — Ma stavamo parlando di te.

Devo imparare a conoscerti meglio. E non solo te, ma anche tuo padre e Cyra. Dove sono adesso?

La domanda lo turbò, perché gli pareva che Chelni fosse troppo curiosa, troppo avida di sapere. Allungò la mano verso il bicchiere, ma si trattenne. Se il vino fosse stato drogato?

Gli tremò la mano e qualche goccia di vino si sparse sul tavolo.

— Non ti piace? — La sua preoccupazione gli parve esagerata. — È un’ottima annata.

— No, no, è colpa mia. Sono troppo maldestro. — Pulì il tavolo col tovagliolo. — Scusami.

— Stavamo parlando dei tuoi.

— Ho ben poco da dirti.

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