Wilson-Anastasios M. - Anastasios A. - 2014 - The Water Diviner by Wilson-Anastasios M. - Anastasios A

autore:Wilson-Anastasios M. - Anastasios A. [Wilson-Anastasios M. - Anastasios A.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Edizioni Piemme
pubblicato: 2015-01-01T23:00:00+00:00

25

Hasan siede impaziente su una scomoda seggiola di legno. L’anticamera del palazzo Topkapi è arredata in uno sfarzoso e maldestro stile rococò, eredità di un tempo in cui i sultani ottomani si affannavano a imitare le mode italiane e francesi più eccentriche del momento.

Per secoli i governanti turchi si erano sentiti in dovere di dar prova di sé surclassando i loro omologhi europei. Agli albori dell’impero, quando ricchezze incalcolabili si riversavano in città dalla via della Seta e dalle vie delle spezie, la corte ottomana non aveva rivali per opulenza. Poi però le potenze europee avevano preso il sopravvento e tenere il passo con le loro regge era diventato molto dispendioso. Quanto ai sultani di oggi, la loro attività principale sembra consistere nel far ammattire tesorieri e visir drenando ulteriormente le casse dello stato.

Hasan non è mai riuscito a spiegarsi quell’ossessione dei governanti turchi di spacciarsi per europei, quando in realtà erano, e sono tuttora, di gran lunga superiori. La loro vanità è stata la rovina dell’impero.

Oggi è in alta uniforme: pantaloni a coste, stivali ben lucidati e una spada cerimoniale che batte contro la gamba della sedia ogni volta che cambia posizione. Ha tolto il serpuş, il tradizionale copricapo di lana, di forma cilindrica, e lo tiene appoggiato su un ginocchio. Sul petto è appuntata la medaglia conferita ai reduci della battaglia di Gallipoli: una stella rossa smaltata con al centro una mezzaluna d’argento. I tedeschi contro i quali ha combattuto la chiamano Mezzaluna di ferro, quasi fosse una semplice copia della loro medaglia al valore, la Croce di ferro. La pretesa degli europei di aver inventato qualsiasi cosa non smetterà mai di stupirlo. Indossa inoltre un grosso medaglione, una stella a sette punte il cui cuore è decorato con una calligrafia araba, che sancisce l’appartenenza all’ordine di Osmanie, una delle onorificenze più alte dell’impero ottomano, particolare che sfugge ai modesti funzionari francesi e inglesi che gli passano davanti, tutti indaffarati, ma che non rinunciano a lanciargli occhiate piene di sospetto.

Il maggiore era stato insignito dell’ordine dal sultano Mehmet V in persona, che a sua volta ostentava un petto rifulgente di medaglie che si era attribuito da sé. Gli aveva consegnato l’insegna, lo aveva baciato sulle guance, poi, a causa del suo cagionevole stato di salute, se n’era tornato a letto. Si era spento una settimana più tardi, pochi mesi prima della fine della guerra. Hasan è certo che sia morto di crepacuore, incapace di sopportare il crollo imminente dell’impero.

È da più di mezz’ora che aspetta, e sta cominciando a irritarsi. Immagina come sarebbe andata se Jemal lo avesse accompagnato. Proprio per questo ha preferito venire da solo. Il sergente ha molte buone qualità, ma diplomazia e pazienza non sono tra queste. Sorride al pensiero di Jemal che sbuffa e smania, visibilmente indignato; sarebbe stato come condurre un toro scatenato all’interno di un bazar. Ma più passa il tempo e più comincia a rimpiangere di non averlo portato con sé.

Una litania che giunge dalla strada lo distrae per un momento.

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