1991 Il risveglio del rock by Paolo Bardelli

1991 Il risveglio del rock by Paolo Bardelli

autore:Paolo Bardelli [Bardelli, Paolo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Arcana
pubblicato: 2020-12-31T23:00:00+00:00


LA STANCHEZZA DEI “VECCHI” DEL ROCK (VS. LE SETTE VITE DEL POP)

A luglio 1991 viene pubblicata sui giornali statunitensi una notizia curiosa e metaforica: il consiglio comunale di Woodstock vuole vendere zolle del terreno a dieci dollari al pezzo ai nostalgici degli anni Sessanta per pagare gli 8,5 milioni di dollari del debito fognario della città di Catskill. Come a dire che il rock “storico” diventa memorabilia, va a pezzi e viene svenduto. Per di più l’aspetto ancora più ripugnante della faccenda è che tecnicamente si sarebbe pure potuta chiamare truffa, visto che il concerto si è svolto alla fattoria di Max Yasgur a Bethel, circa 30 miglia a ovest di Woodstock. E il lato più ironico è invece che il consiglio comunale che stava sfruttando i ricordi di Woodstock era lo stesso organo di governo che non permise che il concerto si svolgesse entro i confini della città nel 1969.

Il classic rock, nel 1991, è stanco, non sta bene oppure ancora peggio. A novembre accade una morte molto importante: se ne va Freddie Mercury, il cantante dei Queen. Gli stessi Queen avevano pubblicato a febbraio INNUENDO (1991) ma non facevano concerti da tempo, lasciando presagire qualche problema, anche se la notizia che Mercury avesse contratto l’Aids non era stata resa nota. INNUENDO ebbe la sua eco: il video della titletrack Innuendo passava regolarmente su Videomusic ed era particolarmente fascinoso seppure opprimente. E non lo dico col senno di poi: ricordo distintamente che tutti quei ghigni di maschere e l’am-bientazione circense mi mettevano decisamente a disagio. Ma forse l’associazione di angoscia rispetto a quella canzone è per un altro motivo: uscì e bombardò le nostre giornate nel bel mezzo della Guerra del Golfo, un periodo in cui tutti attendevamo tempi migliori. Nonostante lo ritenessi un bel pezzo, o meglio un brano interessante per lo svolgimento così particolare, lungo e fantasioso, è curioso che la parte effettivamente più azzeccata, quella di flamenco a metà, sia in realtà non suonata dai Queen, bensì da Steve Howe degli Yes. Ora, c’è da dire che è notorio – nella critica soprattutto indipendente – che per copione bisogna lanciare strali sui Queen, ma in realtà sotto sotto tutti hanno vissuto un “periodo Queen”. Che è un po’ come il “periodo Doors”, con la diversità che – crescendo – dai Doors ti allontani ma anche da adulto ne riconosci la forza salvifica, mentre dai Queen ti separi e basta e ti chiedi come hai potuto ascoltare quella roba così arzigogolata e kitsch. INNUENDO non era, e non è, un brutto album, ma era in ogni caso fuori dal suo tempo perché portava incise le stimmate di quel tipico rock barocco dei Queen che era ottimo per gli anni Settanta, poteva finanche andare bene per gli Ottanta, ma che alle porte dei Novanta non funzionava più. Enrico Sisti su «Rockstar» è impietoso nella sottolineatura di un presunto divismo eccessivo di Mercury e soci: “I Queen non sono assolutamente in grado di dominare l’isterismo tipico dei fortunati che vengono amati senza troppe richieste da un pubblico esaltato dalla confusione.



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