44 gatti in noir by Armando d'Amaro

44 gatti in noir by Armando d'Amaro

autore:Armando d'Amaro [d'Amaro, Armando]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fratelli Frilli Editori
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Simona Leone

Il gatto del pianerottolo

Era stata una pessima giornata. Afa, capo stronzo, paturnie dell’ex marito e auto k.o. l’avevano stremata. Ed era soltanto lunedì. Armeggiò nella borsa in cerca delle chiavi. Ma dove diavolo erano finite? Un pacchetto di fazzoletti di carta cadde per terra. Lo raccolse e ne approfittò per tamponare fronte e guance. La maglietta le si era incollata alla schiena. Finalmente le dita incontrarono qualcosa di duro e freddo. Mentre infilava la chiave nella toppa, qualcosa le sfiorò la caviglia. Fece un balzo all’indietro, finendo contro lo stipite della porta. Strinse la borsa al petto e soffocò l’urlo appena intravide una massa scura e pelosa accanto ai piedi. Un gatto. Uno splendido esemplare nero con gli occhi gialli la stava riempiendo di fusa. Lisa si accovacciò e iniziò ad accarezzarlo. Il felino si compiacque dell’attenzione ricevuta al punto da buttarsi per terra a pancia in su. Rotolò a destra e a sinistra un paio di volte, mentre Lisa gli grattava la pancia al ritmo del suo ronfare.

“E tu, da dove salti fuori eh? Dov’è casa tua?”, domandò con quel tono sdolcinato che in genere si riserva a cuccioli e neonati. Buttò un’occhiata alle altre due porte presenti sul pianerottolo, alla scala e persino all’ascensore rotto. Nessuno. Magari poteva fargli una foto e appenderla alla bacheca condominiale, pensò. E intanto? Si alzò e si guardò intorno. Aprì la porta e il gatto s’infilò in casa. Va beh, intanto era stato sistemato.

“Anche a me succede di chiudere il mio fuori casa”.

Ennesimo tuffo al cuore. Si voltò brandendo la chiave a mo’ di coltello. Si trovò di fronte un signore distinto dall’aria simpatica.

“Mi scusi, non volevo spaventarla”.

“No, è che…”, guardò la scala, le due porte. Ma da dove era sbucato? Era sicura di non aver sentito alcun rumore.

“Lei abita qui?”.

“No, sono venuto a trovare un amico”, rispose sbirciando la porta dirimpetto la sua.

“Guido?”.

“Lo conosce?”.

“Sì”.

È il mio fidanzato, avrebbe voluto dirgli. Ma qualcosa la trattenne. Non perché non si fidasse di quell’uomo spuntato dal nulla, ma perché aveva un che di evanescente che un po’ la inquietava.

“Non ho capito il suo nome…”.

“Marco. Marco Frilli”.

“L’editore!”, esclamò sollevata.

“Esatto”.

“Piacere! Lisa Sparodova. Anch’io scrivo, sa? Non romanzi, bensì articoli di cronaca nera. Ero una free lance, ma è dura, troppa concorrenza. Da un paio di mesi collaboro con un settimanale locale. Niente di che, ma almeno mi garantisce un’entrata fissa”.

“Certo, capisco. Allora chissà, forse potrei darle anch’io del materiale sul quale lavorare”.

“Mi sta proponendo di scrivere un romanzo noir?”.

“Non proprio. Vede, a volte, di fronte all’ineluttabilità del destino, ci si chiede se la giustizia esista davvero. Non quella degli uomini, quella divina. Lei lo sa, troppo spesso i cattivi la fanno franca e ad andarsene sono i buoni”.

Lisa lo guardò di sbieco. La palla di pelo era ritornata e si stava strusciando sulle gambe dell’editore. Non ricevendo in cambio alcuna attenzione, andò ad accovacciarsi sullo zerbino di Guido. Si mise a osservare la porta, immobile. All’improvviso emise un verso gutturale, eppure acuto, da animale ferito. Durò pochi secondi, sufficienti a far accapponare la pelle.



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