Il popolo è immortale by Sconosciuto

Il popolo è immortale by Sconosciuto

autore:Sconosciuto [Sconosciuto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2024-05-20T22:00:00+00:00


La ritirata tormentava molto Mercalov. La loro breve marcia, una fuga più che il ripiegamento di un’unità regolare, gli aveva istillato un senso di impotenza umiliante e insostenibile. La difficoltà maggiore era guardare gli uomini di Myšanskij. In quella compagnia lo sconforto regnava sovrano, i soldati camminavano a testa bassa, trascinando i piedi, alcuni erano disarmati. Ogni rumore forte li metteva in allerta: frugavano il cielo con occhi curiosi e si disperdevano all’istante appena vedevano comparire un aereo tedesco. Myšanskij aveva proibito di sparare agli aerei e aveva ordinato ai suoi uomini di lasciare la strada e proseguire per luoghi boscosi o comunque ricchi di cespugli. La compagnia avanzava come una massa informe e disordinata. Mercalov capì di aver commesso un errore fatale a non definire con precisione il tragitto, a non impartire istruzioni ferree, a non istruire per bene i comandanti. E infatti i soldati, avvertito lo smarrimento di chi li doveva guidare, avevano presto dimenticato la disciplina. Nella notte molti tra coloro che venivano da Černigov e dintorni avevano abbandonato le armi ed erano tornati a piedi alle loro case. Mercalov aveva subito ordinato di riprenderli e metterli agli arresti, ma non c’era stato verso di scovarli.

Nel pomeriggio i reparti avanzati del reggimento giunsero in campo aperto. Davanti a loro, a cinque o sei chilometri di distanza, si stagliava scuro un altro bosco. Che arrivava sino al fiume. I soldati ripresero animo: di là del fiume c’era l’Armata Rossa, di là del fiume finiva la pesante, pericolosa marcia dietro le linee tedesche. Fiutando l’odore pur lontano dell’umidità, i cavalli sbruffavano felici e nemmeno c’era bisogno che gli addetti ai carriaggi li spronassero. E proprio mentre il reggimento si allungava con migliaia di scarponi che sollevavano la polvere della strada, accompagnato dal coro cigolante delle ruote dei carriaggi, degli pneumatici consumati dei camion e dei cingoli delle trattrici, nel cielo comparve un ricognitore tedesco. Descrisse un rapido cerchio sopra la strada fumosa di polvere e se ne andò. Consapevole che lo scontro era rimandato solo di poco, Mercalov ordinò che, nell’eventualità di un bombardamento aereo, carriaggi e camion mantenessero rigorosamente la distanza di venti metri fra loro, e dispose che gli automezzi dotati di mitragliatrici fossero portati in testa e in coda alla colonna.

Era sicuro che il nemico avrebbe attaccato dall’aria, per questo disse beffardo al capo del suo Stato maggiore:

«Compagno maggiore, occhio a Myšanskij e ai suoi: hanno tirato su la testa e guardano tutti in alto! Myšanskij per primo fissa il cielo come un falco, mentre quand’è nel bosco cammina a testa bassa come un settantenne».

Mercalov salì su un’altura e studiò la distesa di cielo e terra che si apriva di fronte a lui. Il grano non mietuto fluttuava, frusciava mosso dal vento che lo faceva piegare, chinando le spighe gialle e piene e snudando il corpo pallido degli steli. Il campo cambiava continuamente colore: da giallo ambra a verde sbiadito. E allora era come se un pallore mortale percorresse le spighe, che sbiancavano, esangui; era come se il campo impallidisse per la paura, terrorizzato dal ritiro delle truppe russe.



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