A da veni by Saverio Maccagnani

A da veni by Saverio Maccagnani

autore:Saverio Maccagnani [Maccagnani, Saverio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa e letteratura
pubblicato: 2024-05-30T00:00:00+00:00


19

C’era una volta un re che parlava e si muoveva grazie alla voce e alle mani di un modesto puparo conosciuto con il nome di Franzott. Le storie che costui raccontava lo avevano portato quasi fino all’estremo Sud della sua terra, in vista della marina. Seguendo la strada piana più in là non si poteva andare. Per andare oltre sarebbe servito un vascello e poi avanti ancora per acque sconosciute, verso i luoghi di altre favole abitati da re forestieri. Oppure camminare, camminare lungo la costa senza mai dare un taglio netto a quelle terre.

Lì, in un luogo che chiamavano Pizzo di Calabria, Franzott e un compagno occasionale avevano incrociato per un attimo il loro destino con quello di un vero re. Era proprio l’Imperatore di cui Franzott aveva raccontato le imprese, un re che non chiedeva pietà e a cui erano rimasti solo i folti riccioli neri, lo sguardo fiero ma adesso triste, e un’uniforme strappata e impolverata, decorata di sputi. Per avventura lui e l’altro testimone avevano visto con i loro occhi che anche i re a volte possono morire come i briganti, famosi o sconosciuti che siano, perché quando cambia il vento della rivolta ci sono inevitabilmente corda e fucile per tutti, e non solo per i poveretti. Anzi sono proprio i poveretti, aizzati dalla disperazione più sconsiderata, a trovare coraggio in una momentanea rivincita. La riscossa dei lazzaroni. Ma sono sempre i soliti potenti ad aizzarli. Però alla fine ai più miseri in tasca non rimane mai niente e spesso neppure la vita.

Ma Franzott aveva capito ben altro. Aveva visto che pure le idee possono morire, ma anche mutare nome e casacca. Aveva imparato che doveva sostituire l’anima dei suoi racconti per tenere accesa una fiammella almeno dentro di sé, per riuscire a sopravvivere nel viaggio. E stare a osservare. E non fare troppe domande. Poi la ruota gira sempre, come diceva sua madre. Magari si torna ad avere ragione e per un po’ tutto è destinato a ricominciare come prima.

Le domande le lasciava pronunciare ai suoi pupi, di notte, nel baule, quando ritornavano nei sogni i loro battibecchi che non lasciavano riposare, quando riecheggiavano vecchie parole di antiche recite che risuonavano nel chiuso della cassa ma all’alba si quietavano e con loro i suoi sogni.

Poi c’erano anche le parole dei burattini di Mustaccione, del ridicolo brigante Sparafucile dalla voce grossa ma con la paura dei topi e degli altri suoi compagni, gli echi di quelle storie lontane in dialetti sconosciuti che non facevano male a nessuno e non resuscitavano incubi e risentimenti, ma solo tanta nostalgia di una terra diversa. Si udiva solo l’eco degli schiocchi di quelle mazzate che facevano ridere i bambini e sorridere perfino i padroni, i preti e gli sbirri. Anche quelle parole, quei rumori appartenevano ai suoi sogni?

Per questo conveniva a Franzott che durante le recite parlassero soprattutto i burattini di Mustaccione. Non erano di quelle parti, non parlavano bene il dialetto, non dicevano male di nessuno… né evviva né



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