Abbiccì della cronaca politica by Carlo Galli

Abbiccì della cronaca politica by Carlo Galli

autore:Carlo, Galli [Galli, Carlo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Politica, Contemporanea
ISBN: 9788815310286
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2012-10-14T22:00:00+00:00


22. Palazzo

Il Palazzo della Politica, si dice comunemente, è distante dal Paese, un po’ come il Castello di Kafka. Ma la sua distanza non è in realtà una inquietante e indiretta mancanza, un’appartenenza negata, una via sbarrata: molto più prosaicamente è una irrilevanza irritante quando non del tutto anacronistica.

Nelle età arcaiche il potere politico risiede nella Grande Casa del monarca il quale con le ricchezze accumulate nei suoi magazzini nutre paternamente i sudditi, in caso di bisogno (un esempio, Cnosso); nella età moderna la Corte, col suo sfarzo, si isola deliberatamente dalla società e si pone come modello di distacco aristocratico, come potere dotato di una legittimità tanto indiscutibile da manifestarsi anche a livello estetico nel tipo antropologico del cortigiano (in Occidente il modello è Versailles ma la perfezione è raggiunta dalla Città Proibita di Pechino, sede dell’Imperatore); nelle età rivoluzionarie la ribellione contro la separatezza anche architettonica del potere si manifesta con la presa e spesso con la distruzione di un Palazzo (la Bastiglia nel 1789, le Tuileries a Parigi nel 1870, il Palazzo d’Inverno a Pietroburgo nel 1917). La Piazza si vendica sanguinosamente del Palazzo e dei suoi soprusi, o almeno manda a casa (l’abitazione privata, l’opposto del Palazzo) i politici vinti.

In tempo di democrazia, il Palazzo del Potere vuol essere una Casa di vetro, la Casa comune di tutto il popolo, abitata temporaneamente dai politici ma di proprietà della nazione: e i cittadini che li visitano si devono sentire a casa propria (a Washington la Casa Bianca e la Camera di Capitol Hill ne sono un esempio eloquente; ma anche l’apertura al popolo dei giardini del Quirinale il giorno della festa della Repubblica vuole essere un segno in questa direzione). All’opposto, i regimi totalitari – che pure non vogliono essere separati dal popolo, ma anzi ambiscono a coincidere con esso – esercitano il loro dominio reale da luoghi inaccessibili e invisibili, benché sempre presenti nelle menti dei cittadini (come le camere di tortura e i campi di sterminio), ma amano concentrare il potere visibile in Palazzi-fortezza: il Cremlino è un caso di ri-uso molto appropriato, dall’autocrazia zarista al dispotismo comunista; la Nuova Cancelleria del Reich, firmata da Albert Speer, sembra un castello sotto assedio; e anche Mussolini scelse per sé uno dei più sobri ma anche più militareschi edifici romani, palazzo Venezia.

Vi è dunque nella storia, almeno in quella moderna, una dialettica apertamente politica: alla distanza e alla separatezza del potere politico si sono di volta in volta date risposte politiche nella direzione della sua apertura, più o meno forzosa. Ora, il vero problema della Politica e dei suoi Palazzi, nell’Italia di oggi, non sta certamente nella presenza opprimente di un potere minaccioso, e neppure nella separatezza arrogante di una corte apertamente fastosa. Sta piuttosto in una degenerazione (per radicale debolezza, in verità) della tipologia democratica del potere e dei suoi rapporti con i cittadini, che sarebbe di per sé una questione politica, ma a cui si dà invece una risposta non-politica. È bene sottolineare che i



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