Albe scure: Sguardi sulla cultura Subsonica (Italian Edition) by Bognanni Letizia & D’Orazio Roberta

Albe scure: Sguardi sulla cultura Subsonica (Italian Edition) by Bognanni Letizia & D’Orazio Roberta

autore:Bognanni, Letizia & D’Orazio, Roberta [Bognanni, Letizia]
La lingua: ita
Format: azw3
Tags: Musica
ISBN: 9788862318372
editore: Arcana
pubblicato: 2015-03-24T16:00:00+00:00


Barolo, Piemonte, 2012. Sul palco, un elegante salottino minimale. Colore prevalente: il bianco. Nel borgo dominato dal castello e dal vino cui offre il proprio nome, l’occasione si chiama Collisioni, festival trasversale, progettato da giornalisti e scrittori come fascinoso mix di musica e letteratura. Seduti sulle poltroncine zigrinate, Max Casacci, Boosta e Bruce Sterling. Proprio il Bruce Sterling teorico del cyberpunk, cui accennavamo all’inizio. Si parla del rapporto tra digitale e analogico, ma l’argomento principale è Torino, sospesa tra storia e avanguardia, dal presente incerto e per questo tutto da scrivere – letteralmente. Immaginifiche le parole dei Subsonica mentre raccontano la bellezza della propria città, lucidi gli occhi mentre raccontano quegli anni Novanta che li hanno visti nascere artisticamente, i Murazzi ai tempi in cui non facevano distinzione tra punk e fighetti. Sterling, di contro, ammette di amare il capoluogo, ricco di fascino e mistero, e mette in guardia rispetto a una “politica del futuro” che definisce disonesta e bugiarda. «Assisteremo a cambiamenti selvaggi, ora inimmaginabili», conclude. «Nostro compito è quello di parlare e di fare progetti, ma ora, nell’immediato». Se pensiamo alle ambientazioni futuristiche del cyberpunk, un’affermazione del genere può stupire in una certa misura, poiché il genere attinge in prima istanza proprio all’avvenire, a città immaginate, simili alle grandi metropoli orientali, che non sono semplice scenario, ma grandi protagoniste, assumendo caratteri ad alto contenuto simbolico. Eppure, guardando agli scenari distopici e urbani che ci vengono mostrati nelle loro agghiaccianti peculiarità, riflettendo la corruzione di un’umanità ormai degenerata, non possiamo non intravedere un ammonimento, un grido disperato che chiede di essere accolto affinché il presente non degeneri nelle possibilità descritte. Allo stesso modo, la musica dei Subsonica è di per sé un atto d’amore nei confronti della propria città.

«Il cielo sopra il porto aveva il colore di un televisore sintonizzato su un canale morto», scrive Gibson nell’incipit del suo Neuromante, sottolineando il passaggio da un contesto naturale al gelo dell’artificio. Ne Il cielo su Torino i Subsonica sembrano compiere un processo inverso e complementare: Per tutto il tempo che ci è sempre stato negato/ che per averlo abbiamo spesso rapinato/ per le mie dita nella tua bocca per la tua saliva/ per le tue mani/ per il mio tempo che nei tuoi occhi è imprigionato/ per l’innocenza che cade sempre e solo a lato/ per i sussurri mischiati con le nostre grida / ed i silenzi/ per il tuo amore che è in tutto ciò che gira intorno/ acquista un senso questa città e il suo movimento / fatto di vite vissute piano sullo sfondo / Un altro giorno un’altra ora ed un momento / dentro l’aria sporca il tuo sorriso controvento / il cielo su Torino sembra muoversi al tuo fianco/ tu sei come me.

Le immagini che scorrono sugli schermi della memoria in un flusso di coscienza immaginifico e quasi cinematografico vengono proiettate sull’elemento naturale che si innalza sugli scenari urbani: una via di fuga dalla plumbea inesorabilità del tempo rubato e delle esistenze che mai occupano ruoli centrali sulla scena, e al contempo consacrazione, innalzamento simbolico di quelle visioni.



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