Alfred Tomatis by [.]

Alfred Tomatis by [.]

autore:. [.]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


6. IL PARTO SONORO

Bussano alla porta. «Avanti!»

Erano i miei due anestesisti. A quell'epoca operavo ancora molto spesso e un solo anestesista per aiutarmi non mi sarebbe bastato. Questi due collaboratori mi affiancavano ogni giorno, ma avevano un'idea molto vaga delle mie attività di ricerca. Tuttavia certe voci erano arrivate alle loro orecchie e avrebbero voluto saperne di più.

«Ecco, signor Tomatis, siamo venuti a trovarla perché... Insomma sembra che lei abbia costruito una specie di macchina...»

«Una macchina, sì, infatti. Ebbene?»

«Una macchina... molto efficace?»

«Una macchina che mi è molto utile, è vero, in determinate circostanze.»

«Per il trattamento dei cantanti, non è vero? Scusi se insistiamo, ma quello che ci è stato detto a questo proposito ci ha molto interessato. Se lei ci potesse spiegare la questione.»

«Perché no?»

Diedi loro alcune spiegazioni succinte sui principi della rieducazione audiovocale e anche sull'apparecchio.

«Naturalmente», dissi in conclusione, «non si tratta che di una macchina sperimentale.»

Loro si guardano.

«Sperimentale?» chiede uno di loro.

«Ma lei ha depositato dei brevetti?» domanda l'altro.

«Sì, in effetti, ho depositato i brevetti.» Si guardano di nuovo.

«Ascolti... Le interesserebbe utilizzarli? La macchina non merita una più larga diffusione?»

Non me l'aspettavo proprio!

«Per la verità», dico loro, «ho molti altri problemi per la testa.»

«Eppure, è importante...»

«Tutto dipende da quale punto di vista ci si colloca. Per quello che mi riguarda, non ho il tempo per occuparmene. Tutto quello che posso dirvi è che se qualcuno vuole questi brevetti io glieli cedo.»

Colsero l'occasione con avidità... E li rivendettero poco dopo a un gruppo al quale mi ritrovai legato mani e piedi per anni. Dovetti darmi da fare non poco per recuperarli! Le mie attività cominciavano a suscitare a destra e a manca ogni sorta di voci che non mi era evidentemente possibile controllare. Libere interpretazioni, esagerazioni, semplici chiacchiere diedero luogo a una pittoresca leggenda che allarmò alcuni colleghi, inquieti all'idea che questo vociferare, più o meno di bassa lega, avrebbe potuto esser dannoso perché di loro si parlava molto meno. Un cantante che avevo curato e che era ben noto per la sua facondia si mise a cantare le mie lodi per tutta Parigi. Lo fece con una tale generosità che non si dubitò un solo istante che fosse stato pagato! Quel cantante aveva degli amici: il mio nome apparve sui giornali. Improvvisamente l'Ordine dei medici si espresse. Mi si accusò di avere contravvenuto alle sacrosante regole della professione e di essermi fatto della pubblicità.

Era la prima volta che una simile avventura mi capitava. Purtroppo non sarebbe stata l'ultima. Quella volta la faccenda non proseguì perché venni difeso da un'ottima persona.

Il dottor Huet venne in mio soccorso. Era una sua abitudine aiutare i giovani; o dovrei dire piuttosto una sua vocazione. Egli era stato amico e collaboratore di Maurice Delor. Molti lo ricordano come una di quelle persone che si sono dedicate a difendere fino in fondo la medicina contro tutto quello che subisce in nome dei privilegi e delle ideologie. Mi piace definirlo un uomo libero. Quando appresi che lavorava alla segreteria generale degli Hôpitaux libres, dissi a me stesso che non esisteva persona più adatta per quella posizione.



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