Animazione. Una storia globale by Giannalberto Bendazzi

Animazione. Una storia globale by Giannalberto Bendazzi

autore:Giannalberto Bendazzi
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Performing Arts, Genres, General, Animation, Animated, Film
ISBN: 9788851152376
editore: Utet
pubblicato: 2017-11-28T23:00:00+00:00


Il fattore tokusatsu

Nei primi anni settanta, l’animazione televisiva dovette affrontare la concorrenza delle serie avventurose – di genere per lo più fantascientifico e supereroistico – “dal vero” per ragazzi, cosiddette tokusatsu. La combinazione delle parole tokushu satsuei (lett. “fotografia speciale”) fu usata per identificare particolari effetti visivi/scenografici come modellini in scala di città e tute in lattice a ricoprire attori nei panni di mostri, supereroi o androidi giganti, nonché effetti ottici e luminosi, a volte disegnati/animati in sovrimpressione rispetto al girato. Il loro creatore più famoso fu Tsuburaya Eiji83 – il “dio degli effetti speciali giapponesi” –, nell’epocale film Gojira (Godzilla) del 1954 e nelle molte serie TV dedicate all’eroe alieno Ultraman (1966). Dal 1971, altre mani avrebbero lavorato per la serie Kamen Raida (lett. “Il motociclista mascherato”), personaggio creato dal fumettista Ishinomori Shotaro. “Il motociclista mascherato”, grazie all’intuizione di Ishinomori, lanciò il boom del sottogenere henshin (lett. “Trasformazione”), che è il grido all’inizio della trasformazione rituale del protagonista.

Anche l’animazione giapponese fu ispirata da queste trasformazioni. Lo possiamo notare in Devilman, 1972, concepito dal fumettista Nagai Go84 e animato come serie televisiva dalla Toei. Gli animatori della Toei produssero anche Majinga Zetto (Mazinga Z, 1972), anche questo un concept ideato e sviluppato come manga da Nagai. Quest’ultimo rese popolare negli anime il tema dei robot giganti pilotati dall’interno da un giovane. Non più radiocomandati, come Super Robot 28 o androidi come Astro Boy, ma un’estensione del corpo umano, erano ideali per questo genere e formato di animazione. Nell’estate del 1973, la Toei creò il crossover Majinga Zetto tai Debiruman (Mazinga Z contro Devilman), mix astuto e vincente, e, in stretta sequenza, molte altre serie robotiche; fu subito emulata da vari altri studi, che realizzarono serie omologhe sempre più sofisticate.

Nel 1973, la prima grande crisi del petrolio fu un duro colpo per l’economia giapponese (il paese infatti contava quasi interamente su energia importata). Le produzioni tokusatsu diminuirono in parallelo all’uscita, nell’ottobre del 1974, di un anime incentrato su un’avventura spaziale: Uchu senkan Yamato (I guerrieri delle stelle, nota anche come Star Blazers nel rimaneggiamento dei produttori statunitensi che ne acquisirono i diritti, poco prima che ciò avvenisse anche in Italia), serie prodotta da Nishizaki Yoshinobu (Tokyo, 18 dicembre 1934 - Chichi Jima, 7 novembre 2010) e la sua Office Academy, fondata nel 1963. Il fumettista Matsumoto Leiji (Kurume, Fukuoka, 25 gennaio 1938) ne fu il co-regista e conceptual designer, giocando un ruolo fondamentale nella riuscita della serie, dato che la storia fu anche trasposta in un suo fumetto ancor oggi molto celebre e apprezzato.

Rivolgendosi a un pubblico adolescente, I guerrieri delle stelle mescola dramma e sentimenti in una storia con chiari riferimenti alla seconda guerra mondiale. Nella storia reale, la Yamato fu una famosa corazzata giapponese affondata durante il conflitto. Nella serie animata, ambientata nel XXII secolo, la Terra viene attaccata da un impero alieno e ridotta a un deserto radioattivo; l’unica speranza per l’umanità è un dispositivo in grado di ridonare la vita all’ecosistema ma che si trova su un pianeta distante, Iskandar.



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